domenica 14 novembre 2010

SIGNIFICATIVAMENTE INSIGNIFICANTE di Alessandra Iori

Significativamente insignificante, ecco come era stata definita da taluni famelici colleghi la sua tardiva presenza alla cena con gli ospiti canadesi. Il capo l’aveva guardata obliquamente quando si era introdotta nella sala ristorante, al momento del dessert, trafelata e anche un po’ scoordinata nella sua mise fin troppo remissiva: tailleur grigio topastro e ballerine. Salutò sommessamente e non cercò nemmeno di scusarsi, percependo un sottile ma persistente disinteresse da parte di quell’orda di omaccioni trangugianti, che a malapena riusciva a mettere a fuoco la mousse al cioccolato, attraverso untuose ciglia-separé. Titolo del film: “Le invasioni barbariche al ristorante dell’hotel Hilton di Roma”; soggetto, sceneggiatura e regia: Alice Lusto.
Meglio sedere, molto molto discretamente, accanto al direttore del personale, Dottor Silvestri, appena rinominato “salva-dipendenti”. Praticamente UN EROE. La settimana precedente aveva evitato un ulteriore caduta di mannaia sui giovani lavoratori a contratto, rammentando al grande capo del quartier generale di Amsterdam che la società si sarebbe trovata prematuramente sprovvista degli unici impiegati in grado di portare a termine un megaprogetto finanziato dall’Unione Europea. Grazie a questo sagace intervento del Dottor Silvestri, il “cervellone” con gli zoccoli di legno ai piedi si era attribuito il merito di non aver più fatto prendere il volo ad una decina di milioni di euro, che avrebbe fortunosamente rimpinguato le desertiche casse del Gruppo entro dicembre.
Alice era stremata, demotivata e preoccupata. Permanente status di precarietà = annichilimento della personalità e depauperamento delle energie. Nonostante fosse una talentuosa neo-laureata, portatrice sana di costanza e tenacia, continuava suo malgrado a far parte del cospicuo numero di cosiddette “anime da limbo”. Non poteva esserci definizione più calzante per quei passivi individui senza futuro, costretti a rappresentare anonimi involucri professionali, le cui potenziali carriere iniziavano inesorabilmente ad ossidarsi nei database degli uffici Recruitment di chissà quali aziende pubbliche e private.
Sentirsi a disagio accanto alle tiratissime bambolone del Dipartimento Marketing o partecipare alle filosofiche elucubrazioni dei colleghi patiti del fantacalcio? Meglio la seconda, quella sera decisamente “meglio la seconda”. Silvestri le aveva fatto subito spazio e le aveva porto il proprio piatto, ancora intonso, con una multicolore coppa trionfo-di-macedonia, lontana mille miglia dal suo umore nero. Schiudendo le sue lucide labbra aranciate, lo ringraziò con sincera riconoscenza. Non riuscì, però, ad evitare di distogliere prontamente lo sguardo da una vistosa macchia di vino rosso che inneggiava al Dio Bacco sulla cravatta regimental di quel gioviale “salva-dipendenti”. Tutto ciò che la circondava le provocava un irragionevole senso di disgusto, anche le prevedibili e ricorrenti battute degli Yuppies di nuova generazione (geneticamente modificati?) sulla sua naturale avvenenza, sulla sua fresca e semplice bellezza mediterranea. Grandi iridi scure, pilotate da un’accademica, quasi chirurgica curiosità verso le nebbiose vite di quegli omologati e patetici sparvieri dirigenziali, scrutavano, avidamente, le ignare cavie. In un quasi ossessivo gioco di specchi, Alice registrava con minuziosa pazienza ogni dettaglio ricorrente e ripetitivo all’interno di quel cumulo insulso di pose e icone linguistiche standardizzate. Così, finiva con l’alimentare le loro perverse pretese materialistiche, concentratesi su una squisita collega, tutt’altro che ambiziosa che, apparentemente, sembrava non volersi concedere nemmeno alle più alte ed appetitose sfere manageriali.
Se avessero potuto raggiungere le onde magnetiche dei cinici pensieri della limpida Alice, se avessero potuto leggerne le conclusioni acide e prive di compassione, se ne avessero ascoltato le sentenze senza appello, avrebbero avuto una rivelazione inaspettata, avrebbero ricevuto uno shock devastante.
La pseudo-religiosa devozione della giovane al dovere e alla rispettabilità mascherava bellamente la più esaustiva negazione del mondo maschile, anzi un’assoluta abnegazione all’eliminazione del genere maschile dal proprio personalissimo mondo. Alice-Paese-delle-Meraviglie volteggiava e roteava nelle sue totalitarie creazioni subcoscienti, in cui gli uomini erano asserviti ai suoi desideri più originali e imprevedibili. Le sue fantasie monocromatiche riducevano questi esseri-sudditi ad alacri formiche, subordinate ai comandi di una regina assolutistica e asessuata. Nulla, però, giungeva in superficie, sui tratti teneri e regolari di un volto delicato, sulle pieghe morbide dei suoi occhi e della sua bocca. Era una creatura leggiadra, creata magistralmente da una natura inconsapevolmente complice, sì complice di un asettico e distruttivo isolamento. Alice, suprema imperatrice di una generazione che del pulsante RESET aveva fatto il proprio strumento risolutivo, evitava ogni rischio di coinvolgimento personale, ogni seppur minimo contatto individualizzato. La sua irreversibile risposta emotiva era lo zero assoluto, la sua rigida modalità operativa un perpetuo “re-roleplay”, il suo sommo obiettivo, possibile e riprogrammabile, una sterile e virtuale distanza da tutto e da tutti.

4 commenti:

  1. Alla fine Alice sorprende tutti... ma non si sa se il suo è un atteggiamento vincente. Racconto interessante, mi piace anche l'illustrazione ;)
    Vi abbraccio!

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  2. Ciao, il racconto mi ha molto colpita perchè racconta di un modo di fare e di essere reale e diffuso che sembra andare per la maggiore, lo fa con accento critico.
    A me piace il taglio sorprendente che il finale del racconto anche se porta la protagonista verso l'isolamento sembra essere per lei l'unica lucida ancora di salvezza.
    Si, anche l'illustrazione non è malvagia ... =)

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  3. bello il racconto, una fredda e cinica analisi che non può che concludersi con un'ulteriore caduta, che però deve avere l'apostrofo.:)

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  4. Ma perché una bella morona mediterranea ha di questi pensieri? :)

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