lunedì 8 giugno 2009

LA NOTTE CHE SALVATORE… SALVO’(!) LA CITTA’


«Alle giostre! Alle giostre!»
Salvatore si affrettava con il suo carrettino carico di bruscolini. Le giostre attiravano gente e quindi buoni affari per lui che amava il suo lavoro di bruscolinaro. Ombrello sotto braccio, come sempre anche se era bel tempo, e cappello in testa, a passi brevi ma veloci, girò l’angolo della chiesa pronto a rispondere ai saluti di tutti, che Salvatore il sindaco lo conoscono tutti e tutti lo ascoltano quando espone le sue incredibili idee per abbellire la città facendosi grandi risate.
Rimase a bocca aperta di fronte a quello spettacolo inaspettato. Nessuno sulla giostra dei calcinculo, nessuno a fare la fila alla cassa, nessuno in giro a passeggiare, nessuno a chiamarsi l’un l’altro da lontano, nessun bambino a piangere per lo zucchero filato. Nessuno. Strizzò gli occhi Salvatore, incredulo.

«E’ uno scherzo, mi fanno sempre gli scherzi, si sono nascosti. »

Lui capiva quando gli facevano gli scherzi ma li assecondava lo stesso, perché lo scherzo è come una favola e, a quelle, Salvatore ci credeva. Mise il carrettino in quello che riteneva un buon posto per la vendita e cominciò ad affacciarsi agli angoli nascosti.

«Cucù! … cucù! .. .cucù!»

Al quarantottesimo cucù Salvatore si arrese: non c’era davvero nessuno. Si sedette, posò ombrello e cappello, sbuffò e si grattò la testa, questo scherzo proprio non gli piaceva. Si prese la faccia paffuta tra le mani e decise di aspettare.
Intanto avrebbe lavorato su una nuova idea per fare la città più bella e gioiosa.
Il suono meccanico della giostra che cominciava a girare su se stessa fece ruotare anche lui. Le luci si accesero mentre gli altoparlanti cominciarono a diffondere la musica.

«Bello, comincia la festa, ma la gente dov’è?»

Tutto accelerò improvvisamente, la giostra ruotava sempre più vorticosa con i sedili così allungati in orizzontale che quasi non si distinguevano più, e la musica, era tanto velocizzata, da venir trasformata in un suono indistinguibile.
Poi, di colpo, silenzio.
Un lampo condito con un “pof!” e due figure si materializzarono di fronte a lui.
La prima somigliava ad una lavatrice con i piedi, la seconda ricordava piuttosto un bidone aspiratutto. Avanzarono verso Salvatore che li guardò con curiosità più che con sorpresa, come quando il bidone cominciò a parlare.

«Salvatore, veniamo da un pianeta lontano e abbiamo viaggiato anni luce per arrivare qui e poterti incontrare.»

Momento di pausa.

«Questo è il grande ambasciatore… − qui si udì un suono irriproducibile − e io sono il portavoce-traduttore e mi chiamo… − altro suono irriproducibile, ma meno roboante – la nostra civiltà è tecnologicamente molto avanzata, le nostre conoscenze sono enormi, non c’è problema che non possiamo risolvere.»

Salvatore inclinò la testa di lato.

«Le nostre città gareggiano per superarsi in bellezza ed efficienza. Siamo praticamente in grado di fare tutto ma il nostro limite è la fantasia. E così ti spiamo da anni e ci siamo ispirati alle tue idee.»
«Le idee mie?»
«Certo. Ogni ciclo solare le nostre città si sfidano per realizzare opere che le rendano più belle. L’edizione scorsa abbiamo vinto ispirandoci alla tua idea dei fuochi di artificio che esplodendo facevano le immagini dei santi. L’edizione di questo ciclo solare abbiamo realizzato precisamente il tuo progetto del mare in città.»
«Si, ma il mare sopra, così quando cammini per strada e ti viene fame alzi una mano e ti prendi un pesce.» precisò Salvatore
«Proprio così è stato realizzato ed è stato un grandissimo successo. La nostra città ha vinto il titolo di nuovo grazie a te.»
«Bello… bello.»
«L’ambasciatore, in rappresentanza dei nostri concittadini, vuole ringraziarti realizzando le stesse cose qui nella tua città.»
«Qui? Nella mia città?»
«Si, realizzeremo quelle che hai già proposto e, soprattutto, tutte quelle che la tua fantasia suggerirà d’ora in poi. Le realizzeremo prima qui, sulla terra, e poi le esporteremo sul nostro pianeta.»
«Che bello come saranno contenti tutti i bimbi… gli amici.»
«No, loro no.»
«Ma siii! Ai bimbi piacciono i fuochi di artificio e il mare e…»
«Loro non ci saranno, li porteremo via insieme a tutti gli altri. Sono capaci solo di ridere alle tue idee, senza realizzarle e quindi non le meritano. Rimarrai tu, vero sindaco della città, e nessuno altro così potremo sperimentare liberamente tutto quello che la tua fantasia saprà inventare.»
«Solo io?...»
«Solo tu e nessun altro.»
« ...e gli amici?»
«Nessuno.»
« …e il compare?»
«Nessuno”
« ...e la comare?»
«Nessuno.»”
« ...e mi’ fratello?»
«Nessuno.»

Silenzio.
Salvatore fissò alternativamente il bidone e la lavatrice.

«NO!»
gridò, con la voce incrinata come stesse per piangere, e colpì con l’ombrello prima la lavatrice e poi il bidone
«NO! …i bimbi …gli amici …la comare ...mi’ fratello …e per loro che voglio fare tutto, è per loro il mare, per loro il cinema con la banda e la madonna con l’elicottero e i fiori che si gonfiano e diventano sedie…»

E continuò a colpirli con l’ombrello finché un raggio uscì dall’oblò della lavatrice paralizzandolo momentaneamente.

«Ehm …Salvatore un momento, forse troviamo un accordo.»

disse il bidone ruotando sul suo asse rivolgendosi sia all’umano che alla lavatrice. Cominciò quindi uno strano ballo emettendo i soliti suoni irriproducibili mentre girava intorno alla lavatrice. L’oblò di questa, intanto, si illuminava e continuava a cambiare passando da colori accessi e caldissimi a quelli freddi ed intensi.
Quando finalmente l’oblo della lavatrice si assesto su un lillà pallido, il bidone smise di girare e si rivolse di nuovo a Salvatore.

«Ascolta Salvatore, facciamo un patto: tu continuerai qui sulla terra insieme ai tuoi amici, ai bimbi, alla comare e al compare...»
«E a mi’ fratello!” fece Salvatore con tono deciso.
«…ad inventare nuove idee e noi avremo il diritto di sfruttarle sul nostro pianeta.»

L’oblo della lavatrice cambiò improvvisamente l’intensità del colore

«...in esclusiva!»

aggiunse il bidone ristabilendo la precedente.

«Stampo subito un atto, visto che sono un modello traduttore-notaio… ecco qui ora l’ambasciatore con suo laser lo sigla… e ora tu.»

Mostrò il foglio a Salvatore, che ancora arrabbiato, ci sputò sopra.

«Perfetto il tuo DNA in forma salivare va più che bene. Così il patto è sancito. Addio Salvatore.»

Di nuovo l’effetto precedente con le luci, la giostra e la musica che riprendono lentamente per poi accelerare ed intensificarsi e quindi, dopo aver raggiunto un livello quasi insopportabile, ritornare alla normalità.
Salvatore, che aveva chiuso occhi e orecchi, li riaprì piani piano ritrovandosi al centro della festa con la giostra dei calcinculo che girava piena di gente, gente in fila alla cassa, altri che passeggiavano, altri ancora che si chiamavano da lontano, qualche bambino che piangeva per lo zucchero filato. Si guardò intorno con gli occhi lucidi incantato dalla festa, finchè si sentì tirare per la giacchetta.

«Salvato’ me lo dai o no ‘sto pacchetto di bruscolini?»
«Si! Mille lire!»


(pubblicato in data 8 giugno 2009)

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