lunedì 10 agosto 2009

ROVESCIO IMPROVVISO di Pasquale Bruno Di Marco


Viene giù troppo forte. Costretti dalla pioggia violenta all’intimità umida dell’androne di un palazzo per uffici, in attesa di poter uscire. La donna con il vestito chiaro fissa la strada, lo sguardo perso nei pensieri e un leggero sorriso sulle labbra. Occhi scuri grandi, capelli lunghi, le si indovina un corpo formoso sotto i vestiti leggeri inumiditi.
Gli uomini le girano intorno, spesso a contatto, piacevolmente costretti dalle circostanze e dalle dimensioni del luogo. Nessuno parla, apparentemente tutti seguono rapiti e intimorito lo spettacolo della pioggia assordante che violenta la strada.

«E’una giovane madre – pensa l’uomo con gli occhiali - passandole vicino ho sentito per un attimo l’odore di talco, come quello che usava mia moglie con nostro figlio. Sicuramente sta pensando al suo bambino, lo immagina che fa i capricci dolcemente rimproverato dalla nonna e non vede l’ora di tornare a casa.»

«Lo conosco quel sorriso – pensa l’uomo con l’impermeabile nero – un sorriso da santa. Un sorriso che dice casa e famiglia. Ma se poi vai a scavare, chissà cosa scopri. Ne ho conosciute come te, che ti credi. Conosco il tipo. Sono sicuro. Sei la segretaria di un professionista e, sicuramente, anche l’amante.»

«Lo stesso profumo – pensa l’uomo con l’ombrello – e anche la stoffa del vestito che sento a contatto con la pelle della mia mano è così simile. Un po’ le somiglia. Anzi il sorriso è proprio come il suo. Quel sorriso che mi ha conquistato inesorabilmente. Quanto tempo è passato?»

La pioggia insiste cadendo con la stessa violenza. Il rumore forte costringe ognuno nell’isolamento dei propri pensieri, lo spazio minimo che li avvolge costringe i corpi in una intimità casuale e inevitabile.
L’uomo con gli occhiali sposta il peso del corpo da una gamba all’altra sfiorando la donna.

«Mi piace sentirlo così vicino, questo odore di talco. Mi ricordo che poi le rimaneva addosso quando il bambino si addormentava e io potevo riavvicinarmi a lei. I nostri corpi vicini. Come adesso sono vicino a questa donna. E poi lei si concedeva a me. Da quanto non lo facciamo più? Da quanto tempo non sento un contatto così intimo? Grazie a questa pioggia che ci costringe qui dentro. Però, forse, non dovrei sfiorarla così ma proprio non resisto.»

L’uomo con l’impermeabile si sporge per controllare la strada urtando leggermente la donna e subito scusandosi con voce sommessa ma decisa.

«Adesso ti sono vicino, così vicino che sento l’odore della tua pelle. Ho accarezzato per un momento i tuoi fianchi e tu hai avuto un brivido. Vedo anche un luccichio nei tuoi occhi. Lo sapevo, sei una donna calda, appassionata. Una donna che vive per la passione fisica. Riesco a immaginarti a letto quando ti scateni e diventi una tigre del sesso, sbrani gli uomini con le tue voglie, instancabile. Le conosco le femmine come te.»

L’uomo con l’ombrello ha il volto rivolto verso l’esterno ma con gli occhi cerca il viso della donna.
Ne cerca lo sguardo per poi ritrarsi se per caso lo incontra.

«Perché mi hai lasciato? Perché te ne sei andata? Non capivo quello che dicevi quando mi hai abbandonato. Oddio. La odio e la amo ancora. Mi sento vibrare dentro. Lo senti anche tu, anche tu che sei così simile a lei? Anche tu mi faresti soffrire come ha fatto lei? Donna sconosciuta, io sento che potrei amarti e odiarti, come odio e amo lei. »

La pioggia sembra calare di intensità.
E’ solo un attimo ma la donna, decisa, apre l’ombrello ed esce incurante degli schizzi d’acqua che la bagnano mentre la tempesta si scatena di nuovo.
I tre uomini si ritrovano tutti e tre a guardarla, l’uomo con gli occhiali fissandola intensamente, l’uomo con l’impermeabile sorridendo, l’uomo con l’ombrello scuotendo lievemente il capo.
Per un istante si guardano tra loro come se si accorgessero solo allora di aver condiviso un momento di intimità con quella sconosciuta. Nessuno dice nulla rinchiudendosi di nuovo nei propri pensieri. Solo una volta giunti a casa si accorgeranno di non avere più il portafogli.



(pubblicato in data 10 agosto 2009)

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