venerdì 22 ottobre 2010

OLIVIA E PEPA di Anna Profumo

Le piace trovarsi al centro di una piazza quando improvviso il tocco delle campane si diffonde nell’aria, attraversarla passando per il suo centro, ancora di più quando la giornata è fresca ma assolata come oggi.
Il suo passo veloce scandisce il tempo sull’acciottolato, la spinta leggera si trasforma in motore per il vorticoso girare delle ruotine.
Olivia sospinge il piccolo abitacolo verso l’area giochi, alla vista delle altalene la bambina si anima, sporgendosi quasi completamente di lato si gira a guardare la madre per indicargliele, questa la tranquillizza mentre cerca un posto comodo per lasciare il passeggino in previsione di slegarla e farla scendere. Pepa cammina, sola, da due giorni mostrando tutto l’entusiasmo e le incertezze che un giovane passo può avere.
Sono giorni di sperimentazione dove lo scambio di uno sguardo con la madre incoraggia o arresta le esplorazioni. In alcuni sprazzi la madre e la figlia esplorano la costruzione dei divieti il rispetto e la ribellione che fortifica l’indipendenza; modella il carattere; fa nascere nel complesso la fiducia.
Si avvicinano altri bambini. La madre invita Pepa a salutarli e a giocare con loro. Per dar l’esempio chiede i nomi, fa domande. Tra madre e figlia, nell’equilibrio perfetto, una bimbetta resta a giocare e sembra gradire le attenzioni di Olivia, mentre Pepa sperimenta la gelosia e si allontana cercando di attirare a se l’attenzione della madre.
La dinamica fa sorridere Olivia, trattiene l’istinto di correre a consolarla per lasciare che provi ad esser sola. La osserva per cogliere eventuali sintomi del senso di abbandono attenta che non cresca troppo. Gli sguardi tra loro sono significativamente eloquenti, come se un essere umano imparasse a comunicare prima con lo sguardo e solo dopo con le parole. Sembra contenere così tanto lo sguardo di bimbo, come se un corpicino così piccolo potesse sapere tutto del tutto. Olivia, come la maggior parte dei genitori, è totalmente incantata da sua figlia.

Quella stessa mattina hanno fatto un giro degli asilo nido nella zona, Olivia ricorda ancora quando durante i colloqui di lavoro le chiedevano se avesse figli e al suo diniego le rispondevano comunque che preferivano assumere un uomo perché una donna può sempre avere un figlio «E i figli che vogliamo fare? Farli crescere a nonne zie e baby sitter? Dividere il loro tempo tra un asilo nido e un doposcuola?». No, lei non lo voleva, come altre migliaia di madri, non lo voleva davvero per questo aveva vagliato tutti gli stratagemmi consentiti dalla legge a tutela della maternità per ritardare il suo ritorno a lavoro e studiato a tavolino con grafici colorati tutte le possibili opzioni della riduzione di orario; valutando la possibilità di mantenere un decente status di vita per lei e per la bambina, ma pur facendo delle rinunce lo stipendio ridotto non bastava ad una donna sola che deve mantenere: un affitto; un auto; un asilo nido; e un minimo di sussistenza per lei e per la bambina, senza contare una piccola scorta per le emergenze, che con figli piccoli ci sono sempre. Ammettendo di riuscire a far tutto da sola, come in molte fanno, la sua vita sarebbe stata completamente assorbita e dedicata alla crescita della bambina, ma di uno stipendio intero c’era bisogno. Per cui Asilo nido sicuro dalle 8,30 alle 18,30. «Come comunicare tutto questo ad una bambina di neanche un anno senza traumatizzarla?». Non credeva affatto a quello che la maggior parte degli amici con figli diceva, parlando tranquillamente dei loro fatti penosi davanti ai bambini piccoli: «Tanto lui non capisce». Lei li vedeva sgranare gli occhi e intristire il visino e si convinceva che loro capivano. Era cresciuta in una famiglia numerosa dove si professava la frase: «Dove ce ne sta uno ce ne stanno pure due e poi, dove ce ne stanno due ce ne stanno pure tre, e così via, all’arrivo di ogni nuovo figlio».
Ma non è che fosse proprio questo ad incoraggiarla, ricordava piuttosto la frase di un suo professore dell’Università: «Non pensare mai che un uomo o una donna che dici abbiano fatto grandi cose siano nati con quella disposizione. Non pensare di non esserne all’altezza, loro si sono trovati nella vita a dover affrontare cose che le condizioni sociali e storiche gli hanno messo di fronte e semplicemente hanno fatto del loro meglio per fare fronte. Semplicemente».
Olivia pensa a quel suo professore guardando la piccola Pepa.
Ora le fa ciao con la mano mentre quella tenta di scalare lo scivolo al contrario.

8 commenti:

  1. Bhe, si!
    Si ... l'autrice mi ha fatto sapere che alla fine si è pure divertita un sacco ...

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  2. Una bella storia, un importante insegnamento...

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  3. Finalmente ho una connessione decente... Mui piace tutto, il racconto, i nomi delle protagoniste, l'illustrazione e... il tema è molto serio, molto sentito. Mi ha commosso e se penso a tutte le donne costrette ad affrontare una simile esperienza, indignata. Sono furente con un Sistema così... ingrato!!!

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  4. Però tu, Anna, hai saputo lasciare la tua carezza lieve...

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