venerdì 27 agosto 2010

PER UN GIORNO SOLTANTO di Daniela Rindi

Bip, bip, una manata rompe quasi in due una sveglia digitale, puntata sulle 6.30. I piedi prendono possesso di due ciabatte griffate messe correttamente in posizione e trascinano un corpo ancora addormentato davanti alla tazzina del caffè….Buono, l’esperienza partenopea non si smentisce e appaga il gusto, rigorosamente amaro. Una doccia veloce, una spalmata di crema per pelli secche, consigliata dall’estetista e il solito tailleur blu di Armani, scarpa con tacco medio, suggerita dal podologo. Il trucco è indispensabile per coprire occhiaie e rughe di una donna di mezz’età, ma senza esagerare, potrebbe risultare volgare. Borsa Prada, chiavi Cartier, trench Valentino, cappellino leggermente sceso sul viso, occhialoni Ferrè, praticamente irriconoscibile.

In strada l’autista già pronto con la limousine, rigorosamente nera. Durante il tragitto il cellulare suona otto o nove volte, richiedendo risposte impegnative e dettagliate, quasi tutti ordini. Uno specchietto estratto dalla borsa aiuta a riassestare i capelli cotonati, taglio e messa in piega di Coppola. L’auto si ferma davanti ad un importante, quanto lussuoso palazzo al centro della città. Un custode in livrea apre la porta alla donna con ossequioso rispetto. Ascensore, ultimo piano, un lungo corridoio accompagnato dai “buongiorno sig. Presidente” e inchini di cortesia, termina davanti alla porta di un elegante ufficio, arredato da immense vetrate. Tutta la città è sotto controllo, almeno visivamente. Neanche il tempo di togliersi gli occhiali, il lavoro inizia con l’irruzione di un corteo di segretarie che inizia a smistare cartelle, sottoporre a firma, annotare richieste, ricordare appuntamenti, passare telefonate, chiedere permessi, tutto con un ritmo disumano, quasi non ci fosse più un domani. Pausa pranzo, naturalmente di lavoro, nel migliore ristorante della città. Anche un’aragosta all’algherese può riuscire indigesta quando di contorno ci sono dati, numeri, quotazioni di borsa, battaglie legali, indici d’ascolto.

Il rientro in ufficio non è meno impegnativo, una riunione dopo l’altra, fondamentali per il buon andamento dell’azienda, accompagnano il resto del pomeriggio. La sera arriva, l’ufficio torna a essere silenzioso, finalmente. Si posano gli occhiali sulla scrivania e ci si lascia accogliere dalla grande poltrona di pelle. Un flute di champagne e una sigaretta sanciscono la fine della noiosa giornata. A questo punto la domanda è sempre la stessa:
– Che posso fare nella vita? Come posso collocarmi adeguatamente, cosa fare per sentirmi veramente realizzata? Sono partita dal niente, cresciuta in un piccolo paese di provincia, in una famiglia che faceva fatica ad arrivare a fine mese. Ho studiato poco ma con il massimo rendimento, ho lavorato con il minimo sforzo e mi sono sempre ritrovata ai vertici… ma come è possibile che a soli quarant’anni io sia già presidente di tre multinazionali, proprietaria di catene d’alberghi, due squadre di calcio, sei stazioni televisive e tre isole nel pacifico? Senza contare ciò che non ricordo.
Tutto quello che faccio mi riesce perfettamente, senza fatica, questo è il mio dramma. Saper fare tutto eccezionalmente e non trovare più nessuno stimolo in nulla. Mi annoio terribilmente e per questo mi sento vuota e stanca, disperata e incredibilmente incazzata. Perché madre natura mi ha dato un simile dono? In questo mondo non so che farci!

Sono un’incompresa cronica, destinata all’alienazione. Ho provato ad avere successo, fama, soldi, popolarità e ci sono riuscita. Ho il mondo ai miei piedi, ma lui non ha niente da offrirmi. Avere tutto per non desiderare nulla. Paradossale. Uomini? Per carità, sono talmente popolare che fanno a gara per venire a letto con me, per strappare una foto ai paparazzi. Così non c’è gusto, non riesco neanche a capire se piaccio veramente…si sono una bella donna, ed è relativamente facile esserlo, quando ci si può permettere qualsiasi trattamento estetico. Nell’intimità non so se amano me o il mio impero. Nel dubbio ho rinunciato ad avere una vita affettiva stabile, quindi non ho neanche figli, non potrei permettermeli, ho troppi impegni, troppe responsabilità. Non so se mi piacerebbero…non sono ancora riuscita a capire se mi sono completamente indifferenti, perché mai presi in considerazione, o semplicemente perché detesto i bambini. Tutto questo contribuisce a rendermi molto sola, onnipotente ma sola…-

La porta si apre, una segretaria, immobilizzata in un ordinario tubino nero, chiede il permesso di entrare. Titubante posa sulla scrivania dei nuovi contratti, cifre sorprendenti, tra cui la partecipazione all’acquisto di un’importante compagnia aerea. Ancora soldi, ancora affari eccellenti, ancora conferme del suo innato talento. La segretaria immobile aspetta solo un cenno, per uscire da quella stanza di corsa. La manager è rimasta a fissare i fogli, senza espressione. La segretaria finge un colpo di tosse e lei solleva lentamente lo sguardo:
-Dimmi Rosy, ma tu cosa desideri per te?
- Signora, io desidero tante cose! Ho un elenco infinito! - No, la cosa che desideri veramente, più di ogni altra ? - Beh…se proprio devo scegliere la più importante vorrei…vorrei essere lei, anche per un giorno soltanto! Si, credo proprio sia questa...
- Grazie Rosy, puoi andare.
La segretaria esce con passo affrettato, chiudendo nervosamente la porta. Un colpo di vento scompiglia i fogli sulla scrivania, il silenzio è tornato nella stanza... delle urla salgono dalla finestra.

4 commenti:

  1. Gia dalla prima riga ho rivisto Miranda Priestly-Meryl Streep di “Il diavolo veste Prada” e Anna Wintour di Vogue che ha ispirato il prossimo film “The September Issue”, il film su Anna Wintour e la redazione di Vogue.
    Daniela ha reso bene la solitudine della fama e della responsabilità.

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  2. intenso, un crescendo di pensieri che arricchiscono il personaggio ...

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  3. Personaggio affascinante e caratterizzato con abilità; racconto non privo di ironia, ben scritto, piacevolissimo.

    Ha fatto fuori la segretaria? ;)

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