domenica 12 dicembre 2010

CIME (DI RAPA) TEMPESTOSE di Daniela Rindi

I puntata. Catherine era da tempo che non andava a trovare la sua amica Ellen in campagna, forse da più di dieci anni, da quando aveva divorziato dal marito. In effetti, forse per quel motivo. Non poteva sopportare di trovarsi a contatto con una famiglia ancora felice, con bambini cane e gatto, il tutto circondato dalle aspre, ma affascinanti colline dello Yorkshire. Un antico casale su tre piani con le finestre rosse e un giardino che in realtà sembrava un parco, immense distese di brughiera che affacciavano dalla finestra, una distesa brulla che in inverno si confondeva all’orizzonte con la foschia azzurrina del cielo mattutino...questa l’ultima cartolina, l’intensa immagine che ha ancora negli occhi. Però ora era arrivato il momento, si sentiva nuovamente forte e pronta per affrontare l’amica con la sua vita placida e tranquilla, da “casa nella prateria”. Le indicazioni ricevute da suo marito, perché l’amica Ellen non ha ancora capito dove abita, sono piuttosto dettagliate ma preferisce in ogni caso viaggiare con la luce del giorno, decide quindi di partire verso le cinque del pomeriggio. Mentre è in macchina imbottigliata nel traffico e nei super alcolici mignon ripensa malvolentieri alla sua vita da single divorziata. È stufa, ci vorrebbe un uomo “vero” accanto, che si prenda un po’ cura di lei. Basta con avventure senza senso e tanto sesso! Vuole innamorarsi nuovamente…ma di chi? Quale uomo sopra i quarant’anni, bello, disponibile, ricco, intelligente e affettuoso è ancora solo? Se esiste è divorziato con figli, quindi anche lui con una vita bruciata, piena di dolori, odi, doveri e responsabilità verso l’ex moglie, in pratica un nevrotico, isterico, pedante e forse represso. Se invece è single, probabile che abbia qualche problema d’instabilità emotiva, o d’identità, o è uno sfigato pazzesco, o peggio impotente. Ad ogni modo è uscita dalla città finalmente e si prepara a prendere l’autostrada. Il bigliettino su cui ha appuntato le indicazioni è scritto male e di corsa, nemmeno lei capisce tanto bene quale uscita deve prendere, la prima, la seconda o la terza? Vada per la terza, almeno se sbaglia può tornare indietro. Dopo tre ore di viaggio abbondante si ritrova in aperta campagna ma nessuna indicazione precisa, solo una successione di paesi con nomi similari e neanche un’anima. Il buio è sceso da un pezzo e ha pure iniziato a piovere.

- Pronto? Chi parla?-
- Ellen sono io…
- Io chi?
- Io Catherine! Scema!
- Ah, Catherine…ma dove sei? Oramai sono le 9 di sera, ti avevamo dato per dispersa…
- Infatti, lo sono. Ho finito il credito e non ho il carica-batterie in macchina.
- Ma adesso da dove chiami?
- Da un telefono pubblico…sì Ellen, n’esistono ancora per fortuna! Ma non facciamo discorsi inutili, non ho abbastanza spicci, mi sono persa.
- Ma dove sei esattamente?
- Se lo sapessi non ti chiamerei no?
- Già…ma dammi un piccolo indizio, altrimenti come faccio ad aiutarti?
- Mm…vedo davanti a me una collinetta con una croce…
- La croce è azzurrata, con bordi bianchi e la parte destra è fulminata?
- Esattamente…
- Sei all’ingresso di casa nostra!
- Pure la croce hanno messo…
- Che dici Catherine?
- Nulla… arrivo, tra 2 minuti sono lì….
- Ah, Catherine, attenta ai cani…
- Cosa?...
Click.

Un abbaio di cani, urla e guaiti accompagnano il trillare del campanello di casa e Catherine va ad aprire la porta. Appare Catherine trafelata, con la lingua fuori, coperta di fango e la valigia in mano.

- Cacchio potevi dirmi dei cani…
- Te l’ho detto…
- Mm…Caspita che bella casa che hai!
- E’ sempre la stessa da dieci anni.
- Non me la ricordavo così.
- E’ identica….
- Va bene come dici tu…ciao Ellen sei cambiata… più bella!
- Sono sempre la stessa da dieci anni.
- A me sembri più bella
- Sono identica…
- Ok Ellen, dove posso posare le valigie?

Catherine si guarda attorno e ricorda chiaramente quando venne l’ultima volta col marito. Anche all’epoca si erano persi, per colpa sua naturalmente.
All’interno l’arredamento è assolutamente lasciato al caso, non c’è né logica né intenzione nella posizione di mobili e suppellettili, però questo disordine di gusto e colori danno all’ambiente un’impronta un po’ bohemien.

- Hai cenato Catherine?
- Sì non preoccuparti, un panino per strada…ma dove sono i tuoi figli e il marito?
- Hareton è andato a portare da un’amica la grande che starà fuori il week-end e la piccola Frances è già a letto.
- Che traffico!
- Già tutta vita…vieni Catherine, lascia la valigia in salotto, dormirai nel divano- letto stasera.
- Ma la camera degli ospiti?
- E’ diventata uno studio, o almeno dovrebbe essere.
- Perché dovrebbe?
- Perché quello stronzo di mio marito inizia sempre tutto e non finisce mai nulla!
- Ah…ok il salotto va benissimo.
- Senti Catherine domani mi devo alzare molto presto, ti dispiace se andiamo a dormire che per me è già tardi? Ci racconteremo domani…
- Ah…tutta vita!
- L’ho già detto io.
- Scusa marchesa, ma Hareton?
- Non ti preoccupare per lui, la strada per il letto la conosce…
- D’accordo…il divano letto è già fatto?
- Certo! Mica tratto male i miei ospiti!
- Ovvio…
- Ah Catherine dimenticavo, il cane dorme sempre in salotto, sulla sua cuccia. Attaccato al calorifero.
- Perché legato?
- Stasera è previsto un brutto temporale… domani ti spiego.
- Ok…e il gatto?
- Se non ti dà fastidio lui gira liberamente, solitamente ha i suoi angoli per dormire…
- Va bene, nessun problema, amo gli animali.
- Notte Catherine
- Notte Ellen.

(continua…)

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