sabato 4 dicembre 2010

NON SO SE SOPRAVVIVERO’ A QUESTA VITA - Cronaca 1 di BdM

Come sono arrivato qua non me lo ricordo, come non ricordo tante altre cose. La testa mi gira, i ricordi affiorano lentamente e alla rinfusa. Mi chiamano Dirtydancing e, anche se mi suona strano, rispondo sempre, sorridendo. Meglio assecondare fino a che non mi si schiariscono le idee.
Quando ho chiesto per la prima volta dove mi trovavo il tipo vestito di bianco - almeno credo poiché, a causa dei giramenti di testa, mi sembrava di vederlo in mezzo ad una nebbiolina – mi ha guardato per un po’ prima di rispondermi:
“Ma siamo in Paradiso, no?” con un tono che sembrava una bonaria presa per i fondelli. E quando anche il secondo e il terzo mi hanno risposto così ho deciso che, almeno per adesso, è meglio assecondarli. Meglio aspettare di recuperare tutte le facoltà fisiche e mentali prima di andare a fondo alla faccenda e capire che posto è questo e perché ci son finito. Per ora, quindi, va bene e non mi ribello all’idea che questo sia il Paradiso. E’ il dubbio che lo sia sul serio m’è venuto proprio l’altro giorno quando, credo, di aver quasi incontrato il “padrone di casa”.
Mi trovavo nel retro di un’osteria, “La buona novella e il buon novello” mi pare che si chiamasse. Me ne stavo per i fatti miei quando altri quattro, che si trovavano lì a cena, hanno deciso di mettersi a giocare a poker.
“Niente americanate!”
ha subito chiarito uno in modo burbero, con una voce un po' adenoidea, indicando il suo dirimpettaio. L’altro ha aspirato dal sigaro, gli ha soffiato il fumo in faccia e l’ha rassicurato:
“Ovvio, Mike. Solo il buon vecchio poker angelicato”
Ho cominciato ad osservarlo. Capelli neri pettinati con la riga in mezzo, occhiali tondi e nasone baffuto. E poi giacca, cravatta, pantaloni alla cavallerizza e stivali. Quello si è accorto che lo studiavo, si è messo a ridere e m’ha subito invitato al loro tavolo.
“Ma sì che sono io – m’ha detto battendomi la mano sulle spalle con un certo vigore – sono proprio quello che tira la pistola a Dylan !”
E si è messo in posa prendendosi i lembi della giacca come se dovessi fargli una foto.
“Ti presento Charlie” ha detto indicandomi uno con una bombetta, baffetti e bastone, il tutto in bianco e nero.
“Oggi non parla perché è in versione prima maniera” e m’ha strizzato l’occhio come per dire che c’eravamo intesti.
Il terzo era ancora più curioso perché sedeva comodamente sulla sedia mischiando le carte mentre la testa era appoggiata sopra un vassoio posto sul tavolo.
“Questo è Johnny”. E poi m’ha bisbigliato nell’orecchio:
“Aveva perso la testa per una ballerina ma noi gliel’abbiamo ritrovata, come puoi vedere”.
Stringo la mano al corpo di Johnny mentre la testa mi guarda severa.
“E questo è Mike, un tipo un po’ burbero ma un vero artista”.
Alzo la mano per salutare ottenendo in cambio un grugnito. Hanno cominciato a giocare e io sono rimasto a guardare. Scommettevano forte e intanto chiacchieravano come vecchi amici.
Solo Charlie, sempre in bianco e nero con tanto di bombetta e bastone, non parlava ma continuava a ridere a crepapelle senza emettere suono. Si divertiva a far cadere la testa di Johnny dal tavolo ogni volta che quello si accingeva a guardare le carte per decidere cosa fare. Quello, senza testa, non poteva vedere ed era costretto a passare.
Il poker, si sa è un passatempo, una scusa per stare insieme e fare quattro chiacchiere.
“Mike - ha chiesto il tipo col sigaro ad un certo momento - ma quando sei arrivato qua che ti hanno parlato delle immagini che hai realizzato?”
“Immagini? I miei capolavori!” ha precisato deciso l’artista squadrandolo di traverso.
“Sì. I tuoi capolavori, tipo quelle cose che hai fatto alla cappella Sistina. Mi pare di aver sentito che il Capo si è lamentato per come l'hai ritratto. Lui si vede più giovane, almeno così dicevano due cherubini l'altro giorno".
Charlie intanto appoggiava la bombetta sulla testa di Johnny coprendogli gli occhi. Quello si arrabbiava perché non vedendo non riusciva a muovere le mani in modo giusto per liberarsene.
Mike non rispondeva, ma si vedeva che si stava innervosendo.
“E pure la storia del non finito. C’era Policleto l’altro giorno che ne discuteva con Canova. Da quello che ho percepito, secondo lui, era solo una scusa che ti saresti inventato per evitare di pagare gli aiutanti”.
Charlie dava le carte facendo il buffone e Mike ha cominciato a borbottare come una pentola di fagioli sul fuoco.
“Sai, pure la Madonna non è mica tanto contenta con quelle braccia muscolose del Tondo Doni. Preferisce l'atmosfera serena ma intensa, così la definita, serena ma intensa, de la vergine delle rocce. Le hanno sentito dire che il da Vinci sì, che le capisce le donne, e le madonne".
“Ma che da Vinci e da Vinci, - ha tuonato Mike - sempre con questo da Vinci che solo perché non era capace di disegnare bene s'è inventato lo sfumato! Se non glielo dicevo io, al da Vinci, di venire a studiare un po' di cadaveri, e quando imparava il grullo a fare il corpo umano, ma andasse a fare i giochi di prestigio per i principi!”.
Ormai era partito, bastava una piccola imbeccata.
“Eppure è apprezzato come scienziato …”
“Ma nun mi fa pensare a quella volta che dovevamo fare l'affreschi a Firenze, che s'è inventato pe' manda tutto ammonte! Ancora mi girano. E voi ogni volta mi fate 'ste storie! Basta, nun gioco più! E ripigliatevi pure i soldi. E Madonna! Ma guarda un po' maremma bonina...
“CHI USA QUESTO LINGUAGGIO IRRIGUARDOSO?”
Una voce rimbombante con tanto di effetto luminoso: il signore ha tuonato a sua volta, come sa fare solo lui.
“Uffa, Signore. E tu che lo chiedi a fare che sai già tutto? Sono stato io, Michelagnolo.”
“MI MERAVIGLIO DI TE, MICHELANGELO. SEMPRE A FARTI PRENDERE IN GIRO DA GROUCHO. MA NON HAI CAPITO CHE QUANDO STAI VINCENDO A POKER ANGELICATO TI FA ARRABBIARE COSÌ MOLLI TUTTO E GLI DEVI RESTITUIRE I SOLDI? E TU CHARLOT, PIANTALA DI NASCONDERE LA TESTA A SAN GIOVANNI DECOLLATO CHE L'ALTRO GIORNO ME LA SONO RITROVATA NEL BUCATO. VI SISTEMO PER BENE A VOIALTRI, UNO DI QUESTI GIORNI.”
Per un attimo mi sono preoccupato ma subito Mike, che s’era rabbonito, mi ha rassicurato:
“Tranquillo. Dice sempre così, ma in fondo l’è un bonaccione, ci perdona sempre”.
Mah. Sarà. Io ero e sono sempre più perplesso e confuso. Adesso, non so bene perché, mi aspetto che da un momento all’altro spunti qualcuno desideroso di offrirmi un caffè.

5 commenti:

  1. bel racconto, mi piace questo luogo delirante e i suoi personaggi.

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  2. Ciao amici di PARAD, sto proponendo un gioco letterario sul mio sito, se voleste giocare anche voi, fate un salto qui ------->

    http://www.scrivolare.it/eventi.html

    ;) Ciao a tutti!!!

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  3. Ciao Bob, grazie per l'invito!
    Sono passata a dare un occhiatina a quanto segnalavi, mi incuriosisce molto. Penso di provare a scrivere qualcosa.

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  4. Ok! Anna, mi fa molto piacere, grazie! :)

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