domenica 16 gennaio 2011

L’AMERICA! di Angelo Tozzi


In America le strade sono tutte d’oro. E mangiano tanto i mericani. Me l’ha detto Don Carmelo.

“Vai. Vai in America, che ci stai a fare qua? In questa terra dove pure le lacrime sono senza sale. Un mestiere lo troverai. In America ci sono i grattacieli. Sai, sono palazzi alti come una montagna. Come quella, la vedi? Di più. E lo sai che hanno fatto una statua alla libertà? Alla libertà! Mica come qua da noi, che le catene te le ritrovi alle caviglie appena nasci. Te li ricordi i film che hai visto alla parrocchia? Quelli li fanno in America. Tutti là li fanno. Ah! Ci stanno due oceani, uno di qua e uno di là, da una parte ci sta il sole e dall’altra piove. E’ grande l’America. E le chiese! Quante chiese ci stanno, una ogni strada. Sono tutti ricchi gli americani, pure tu ci diventi ricco, là.”
“Ma io i soldi non ce l’ho. E nemmeno chi me l’impresta, non c’ho nessuno. Voi lo sapete pure.”
“Ma che pensi ai soldi? Tu non ti devi preoccupare. Nossignore. Conosco una persona... paga lui per te. Poi, una volta che stai in America, lui ti trova subito un lavoro, un bel lavoro, così a lui lo paghi piano piano. E’ tanto buona questa persona. Sulla nave ci staranno tanti ragazzi come te, vedrai che bel viaggio. Ti danno pure da mangiare, tutto quello che vuoi. Che vuoi mangiare?”
“Il pollo! Voglio il pollo! E pure il ragù... com’è buono il ragù cò la pasta...”
“E te lo daranno. Una montagna di pasta e pure i polli, tanti. Dovrai dire basta!”
“Sì... ma c’ho sette anni. Che ci vado a fare in America? Se ci venivano pure mamma e papà... allora sì.”
“Stanno al cimitero, Rinuccio. Pace all’anima loro. Vattene, dai retta a me, vattene. Quella persona, se non ti piace il lavoro te ne trova un altro. Che faccio, ci parlo? Ci vuoi andare in America?”

“Guarda! Michelina, guarda! L’America!!!”
“Madonna mia quant’è bella...”
“Ciro! Guarda pure tu. L’America...”
“Rinuccio... non ce la faccio. Sto male...”
“Ma che muori proprio mò, aspetta. Quel signore tanto gentile sta là quando arriviamo e ti porta dal dottore. Vedrai. Ti porta subito dal dottore. Lui è bravo. Aspetta a morire, Ciro, che stai in America. Aspetta...”

E le strade non erano d’oro. E manco il lavoro.
Mangiavo, questo sì, tanto costava poco. Pochi cents.

“Guagliò, la vuoi una steack?”
“E posso rifiutare?”
“Scegli tu.”
“Allora mangio, ho fame, tanta fame, se permettete.”
“Mangia. Qua in America mangiamo tutti.”
“E ci posso mettere pure il ketchup?”
“Oh, Gesù. E’ il mio colore preferito. Il red, intendo.”
“Pure a me piace il rosso. Posso usarne, come voi comandate?”
“Fai tu.”
“Faccio.”
“Domani vieni al funerale?”
“Don Rosario. E che domanda è? I miei figli ce li porto e pure mia moglie. A proposito, Michelina vi vuole a cena. Comandate.”
“Sono ospite. Mangio quello che mi date. E cosa mi date?”
“Sartù di riso, comanda mia moglie in cucina.”
“Aahhh! Sontuoso piatto. E per secondo?”
“Lei aspetta di esaudirla.”
“Lei o tu?”

E adesso torniamo a casa. Con la nave siamo andati e con la nave vogliamo tornare. Che lo prendiamo a fare, l’aereo. Non è stato tutto bello, in America. I figli sposati e importanti, una bella casa, qualche viaggio e sono passati settant’anni da scagnozzo. Michelina è sempre bella. Lei è felice di tornare in Italia, io, non lo so. Proprio non lo so. E’ troppo tempo che siamo mericani. Il corpo è come un albero, che lo sradichi ma qualche radice rimane sempre nel terreno.

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