venerdì 28 gennaio 2011

CIME (DI RAPA) TEMPESTOSE di Daniela Rindi

II puntata

Era una notte buia e tempestosa…

E così Catherine si ritrova da sola al buio in salotto, lei che pensava di distrarsi, di evadere dalla vita cittadina, si trova a letto come se ci fosse il coprifuoco! E senza neanche vedere Carosello. Decide di prendere il libro, in fondo se non legge in questa circostanza Anna Karenina, rischia seriamente di diventare carta da riciclo, il libro naturalmente. In assenza d’alternative valide si mette il pigiama e s’infila sotto le coperte, quando sente di avere i piedi ghiacciati e si accorge quindi della mancanza di riscaldamento. Solo un camino spento e una stufa a carbone in via d’estinzione. La nottata si fa interessante.

Ma dai Catherine, non sarà un po’ di freddo a spaventarti!

Inizia a leggere, ma esattamente quando Sergei va a teatro, saranno le lunghe descrizioni degli abiti, dei gioielli, dei ricami, dei colori della pelle, del broccato del tendaggio, dei pomelli della carrozza, Catherine si addormenta profondamente, senza accorgersi del temporale.
La sveglia di soprassalto un rumore di mobili, uno strusciare, uno sbattere di legni… pum, pum, sdeng, sdeng! Catherine si alza dal letto e accende la luce, è Jack il cane, uno splendido esemplare di beagle che invece di andare a caccia di volpi se ne sta in piedi attaccato al termosifone cercando di cambiare l’arredamento della casa. Spaventato dal temporale, spinge la cuccia in lungo e in largo, s’avventa contro la pendola rimanendo strozzato dal guinzaglio, sposta la poltrona, addenta il tavolino. Catherine cerca di tranquillizzarlo con qualche carezza e lui si placa, tornando alla cuccia. Catherine riprova a dormire. Dopo una mezz’ora ricomincia il circo, accende la luce e ancora il cane salito a quattro zampe sul tavolino, a questo punto impiccato, la sta guardando con occhi di fuori che sembrano dirle “aiuto, posso dormire con te?”. Catherine incavolata s’avvicina a Jack, allontana la poltrona, il tavolino, la pendola e gli toglie la cuccia da sotto le chiappe lasciandolo a dormire al freddo sul pavimento. Annientato il cane, Catherine cerca di riaddormentarsi, quando un verso gutturale proveniente da sotto il letto le fa spalancare gli occhi... augh... augh…coff…coff, ma non erano gli indiani. Catherine butta giù la testa, in una posizione plastica degna della migliore contorsionista e vede il povero gatto indemoniato con gli occhi strabuzzati che si sta vomitando l‘ultima delle sue sette vite, assieme ai resti della cena. Un maleodorante mucchietto di cibo verde decomposto sta sotto il suo letto e il gatto, con sguardo supplichevoli, sembra le chieda pure un bicchiere d’acqua.

Incredibile qui gli animali parlano con gli occhi.

Catherine comincia ad imprecare l’attributo maschile che in questi frangenti è davvero efficace e per l’ennesima volta si alza dal letto. Bisogna ripulire. Sta facendo più ginnastica lei in quel salone, di quella che ha fatto in palestra per una vita. Il gatto continua a guardarla supplichevole, la bestiola è ormai disidratata. Catherine comincia a girare per la cucina e dintorni, aprendo ogni sportello e armadio. Essendo un’amante del poliziesco, anche se legge Anna Karenina, Catherine prova ad immedesimarsi nella padrona di casa per capire dove può aver messo lo straccio e lo spazzolone. Finalmente la lampadina s’illumina, spazzolone e straccio sono sotto la scala. La sospetta irrazionalità di Ellen diventa ora una certezza.
Oramai sono le cinque del mattino, Catherine esausta s’accascia sul divano letto e s’addormenta, nemmeno avesse bevuto quattro vodka, quando improvvisamente un rumore assordante la sveglia nuovamente. Lo stereo ha preso vita autonomamente ed è partito a palla suonando “it’s a hard day night”! Come un automa Catherine si alza e va in cucina a tentoni e si beve un bicchier d’acqua. Calda, perché sbaglia rubinetto.

Mattina dopo, interno giorno. Catherine seduta in cucina, addormentata sul tavolo a braccia conserte ancora col bicchiere d’acqua davanti, Ellen alla macchina del gas, sta bestemmiando perchè non riesce ancora ad accendere un elettrodomestico regalato quindici anni fa dal marito, industriale, l’elettrodomestico naturalmente. Preme la manopola, agguanta l’accendigas, spara, molla la manopola, appare la fiamma pilota, a quel punto gira la manopola e dovrebbe apparire come per magia la fiamma, ma niente, bestemmia nuovamente e riprova. La figlia piccola appare con la coca cola in mano, avanzo della cena prima.
Catherine prende consapevolezza della situazione, della sua faccia riflessa nello specchio, ora suo peggior nemico e alla voce di Hareton corre su per le scale per raggiungere un bagno.

- Hareton ciaoooooooo…quanto tempo…
- Ciao Catherine ben tornata, dormito bene?
- Benissimo! Grazie
- Dalla faccia non si direbbe…

E le dà un buffetto sulla guancia. Catherine non ha mai sopportato Hareton e vederlo adesso, con 10 chili di pancia in più, la consola della sua faccia struccata e distrutta. Con calma ritorna in cucina per bere il caffè, sperando che Ellen sia riuscita a materializzare sul gas. La doccia può aspettare. Dopo una colazione abbondante degna del migliore bed and brekfast, con marmellate di tutti i tipi, condita da frasi spezzate e assonnate e dalla martellante cantilena della figlia piccola, incantata sulla frase, “mamma mi compri domani…”, Catherine va in bagno per iniziare la ristrutturazione.

(continua…)

1 commento:

  1. sì, lo rivedrei tutto ma va bene così...il disegno invece è rimasto identico allo schizzo vedo...:)

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