Si è perduta ancora, contava sull’intuito ed ha cominciato a camminare nella direzione opposta. In questi casi avvisare è fondamentale, fruga nella borsa cercando il telefonino. Persone le camminano accanto, macchine sfilano veloci e autobus si susseguono, non è più abituata al traffico di una grande città. Poche informazioni e riparte. Rallenta il passo mentre alza il braccio per salutare. Un uomo si stacca dal gruppo e le và incontro. Sorridono e parlano avvicinandosi agli altri.
«Buongiorno». Il gruppo risponde con un cenno del capo. Ascoltano lui.
«Lei è Anna». Poi si rivolge a lei, «Erano tutti curiosi di conoscerti. Ti presento Diego, Mattia e Sara».
«Il piacere è mio ragazzi, non vedo l’ora di cominciare».
La galleria ha una grande sala ovale al primo piano, il gruppetto si inoltra chiacchierando sottovoce, percorre l’ampia scala marmorea a lato della biglietteria e raggiunge la sala centrale dove numerosi scatoloni sono diligentemente sistemati a centro stanza.
Anna la percorre in silenzio, comincia a misurarne la grandezza con i passi, mentre scruta altezza e lunghezza delle pareti utili all’esposizione, valuta la luce artificiale delle lampade.
Gli altri hanno cominciato ad aprire gli imballi dei pezzi che comporranno la mostra.
L’uomo e la donna a fine giornata, restano soli.
«Anna, vieni a vedere, di questo non trovo la scheda autore».
«Ah! Si. Non lo troverai, non esiste autore. Quella foto l’ho scattata io»
«E’ bellissima, non sapevo fotografassi»
«Non fotografo infatti, si è trattato di un colpo di fortuna».
«Dove pensi di metterla? Starebbe bene in apertura».
«Non ho ancora deciso. Dici che è bella?». La donna prende la foto e la guarda assorta, passano alcuni minuti ed è ancora li. L’uomo cerca di immaginare dove sia stata scattata. Quando sembra deciso a chiederlo, lei si ridesta. Appoggia l’immagine agli scatoloni in maniera che si veda e si allontana di alcuni passi, si gira, la osserva.
«Dove l’hai scattata?»
«Cagliari, quella donna mi ha fatto salire sull’ultimo aereo partito pochi minuti prima che la piena si portasse via tutto».
«Ti riferisci all’alluvione del 2008?».
«Lei sapeva quello che stava per accadere, ma non ha fatto trasparire nulla. Tutti noi eravamo tranquillizzati dalla sua calma. Quando le ho chiesto di cambiare destinazione - il mio appuntamento a Torino era saltato – mi ha detto di seguirla».
«L’hai seguita?»
«Ho seguito lei e la guardia dell’aeroporto che la accompagnava. Siamo andate in un'altra stanza, all’unico terminale ancora in funzione. Eravamo solo noi, ha cominciato a digitare, l’unico cedimento quando la tastiera non ha risposto»
«Cosa ha fatto?»
«Ha cominciato a pigiare sui tasti a due mani dicendo: “Se solo questo coso funzionasse”. I suoi capelli neri, dritti seguivano il movimento scomposto del capo che andava su e giù».
«Potevi andare a Torino»
«Sarebbe partito un ora dopo, Roma partiva subito. Ci siamo guardate, ha preso il biglietto che avevo in mano barrato Torino, scritto Roma e siglato. Quella sigla è stato il mio pass, dieci minuti dopo ero su un aereo seduta al posto di una hostess».
«Anna, stai bene?»
«Non so neanche io come ho fatto a scattare questa foto, mi ha guidato l’istinto». La donna guarda l’immagine. Poi si gira, «Ho fame, tu no?».
Qualche giorno dopo, ore 19,00. Vernissage della mostra. Nella sala ovale Anna e gli altri sono accompagnati da una piccola folla. Terminata la presentazione cominciano a disperdersi per osservare le opere alle pareti. La foto con un volto di donna girato a tre quarti chiude la mostra, Anna si sofferma ancora qualche minuto a studiarla poi si avvia per le scale ed esce in strada, si gira a guardare il banner pubblicitario fuori della galleria, si legge grande: “Anni Zero”, di taglio appare ancora una volta il volto di quella donna. La osserva, sorride respira a fondo e si immerge nuovamente nel traffico.
«Buongiorno». Il gruppo risponde con un cenno del capo. Ascoltano lui.
«Lei è Anna». Poi si rivolge a lei, «Erano tutti curiosi di conoscerti. Ti presento Diego, Mattia e Sara».
«Il piacere è mio ragazzi, non vedo l’ora di cominciare».
La galleria ha una grande sala ovale al primo piano, il gruppetto si inoltra chiacchierando sottovoce, percorre l’ampia scala marmorea a lato della biglietteria e raggiunge la sala centrale dove numerosi scatoloni sono diligentemente sistemati a centro stanza.
Anna la percorre in silenzio, comincia a misurarne la grandezza con i passi, mentre scruta altezza e lunghezza delle pareti utili all’esposizione, valuta la luce artificiale delle lampade.
Gli altri hanno cominciato ad aprire gli imballi dei pezzi che comporranno la mostra.
L’uomo e la donna a fine giornata, restano soli.
«Anna, vieni a vedere, di questo non trovo la scheda autore».
«Ah! Si. Non lo troverai, non esiste autore. Quella foto l’ho scattata io»
«E’ bellissima, non sapevo fotografassi»
«Non fotografo infatti, si è trattato di un colpo di fortuna».
«Dove pensi di metterla? Starebbe bene in apertura».
«Non ho ancora deciso. Dici che è bella?». La donna prende la foto e la guarda assorta, passano alcuni minuti ed è ancora li. L’uomo cerca di immaginare dove sia stata scattata. Quando sembra deciso a chiederlo, lei si ridesta. Appoggia l’immagine agli scatoloni in maniera che si veda e si allontana di alcuni passi, si gira, la osserva.
«Dove l’hai scattata?»
«Cagliari, quella donna mi ha fatto salire sull’ultimo aereo partito pochi minuti prima che la piena si portasse via tutto».
«Ti riferisci all’alluvione del 2008?».
«Lei sapeva quello che stava per accadere, ma non ha fatto trasparire nulla. Tutti noi eravamo tranquillizzati dalla sua calma. Quando le ho chiesto di cambiare destinazione - il mio appuntamento a Torino era saltato – mi ha detto di seguirla».
«L’hai seguita?»
«Ho seguito lei e la guardia dell’aeroporto che la accompagnava. Siamo andate in un'altra stanza, all’unico terminale ancora in funzione. Eravamo solo noi, ha cominciato a digitare, l’unico cedimento quando la tastiera non ha risposto»
«Cosa ha fatto?»
«Ha cominciato a pigiare sui tasti a due mani dicendo: “Se solo questo coso funzionasse”. I suoi capelli neri, dritti seguivano il movimento scomposto del capo che andava su e giù».
«Potevi andare a Torino»
«Sarebbe partito un ora dopo, Roma partiva subito. Ci siamo guardate, ha preso il biglietto che avevo in mano barrato Torino, scritto Roma e siglato. Quella sigla è stato il mio pass, dieci minuti dopo ero su un aereo seduta al posto di una hostess».
«Anna, stai bene?»
«Non so neanche io come ho fatto a scattare questa foto, mi ha guidato l’istinto». La donna guarda l’immagine. Poi si gira, «Ho fame, tu no?».
Qualche giorno dopo, ore 19,00. Vernissage della mostra. Nella sala ovale Anna e gli altri sono accompagnati da una piccola folla. Terminata la presentazione cominciano a disperdersi per osservare le opere alle pareti. La foto con un volto di donna girato a tre quarti chiude la mostra, Anna si sofferma ancora qualche minuto a studiarla poi si avvia per le scale ed esce in strada, si gira a guardare il banner pubblicitario fuori della galleria, si legge grande: “Anni Zero”, di taglio appare ancora una volta il volto di quella donna. La osserva, sorride respira a fondo e si immerge nuovamente nel traffico.
illustrazione della immaginifica acciarino... :)
RispondiEliminal'immagine di Paola è molto comunicativa. Il volto illustrato nella foto mi ha emozionato veramente, sembra avere una sua vita propria.
RispondiEliminaCome immaginavo la fotografia.
Un intreccio che disorienta, un racconto particolare. Già nell'incipit, dove la protagonista rischia di perdersi, capisci che qualcuno o qualcosa scomparirà per poi apparire di nuovo. Uno strano gioco che meritava di essere raccontato... di più soprattutto quando ci sono le capacità narrative.
RispondiEliminaGrazie Aldo.
RispondiEliminaMi tranquillizzi. Nonostante i miei continui "rovesci" il lettore riesce a trovare la sua chiave di lettura.
Per me, un omaggio a una donna veramente incontrata.
Il racconto mi ha emozionata e poi mi è piaciuto lo stile pulito e deciso. Tra l'altro ci sono inconsapevoli, sorprendenti riferimenti al mio passato e questo l'ha reso ancora più "speciale". Mi ha fatto particolarmente piacere illustrarlo.
RispondiElimina...notato il riferimento a Hokusai? :D
RispondiEliminaPerchè non ce la raccontate tutta :-)
RispondiElimina???
RispondiEliminale onde in tempesta ... Hokusai
RispondiEliminaper me inconsapevoli assolutamente, i sorprendenti riferimenti alla vita di Paola ;) [e pensavo di conoscerla un pò]
per quanto mi riguarda quella donna, il volo aereo e l'inondazione ... bhè sono miei ricordi!
Il ritratto che Paola le ha fatto ... è per alcuni tratti sorprendente, nella realtà aveva solo qualche anno in più, ma il piglio è quello
Hokusai ... poesia illustrata
RispondiEliminahttp://lunamareterra.files.wordpress.com/2009/02/hokusai-la-grande-onda.jpg
=)
RispondiElimina.... ma si che ti conosco ... un giorno devi avere fatto uno scatto improvviso come quello che hai ritratto
:D
RispondiEliminaAldo, quando le donne ci si mettono... (ne sappiamo pur sempre una più del diavolo!) ;)
Franca, vado al link che hai lasciato.
'notte a tutti!
Naima lo so, lo so: diavolesse :-)
RispondiEliminaHo l'impressione che, per capirlo meglio, è necessario leggerlo più volte 'sto racconto
Aldo, non c'è niente di misterioso, solo, a me è sembrato che per alcune coincidenze si sia creato un bel feeling, e lo ritrovo anche adesso che leggo il racconto sul quotidiano appena preso. E' bellissimo vedere i nostri lavori pubblicati su quella tipica carta un po' grigia e in quel formato; bello pensare che siano un piccolo intermezzo "immaginifico" (cfr. BdM) tra le notizie e i fatti di cronaca. :)
RispondiEliminao naima
RispondiEliminavogliamo che tu appaia di più sulle pagine grigette con i tuoi colori pastellati.
e non solo
vogliamo vedere quanto sei immaginifica con le parole...
Ben detto BdM!
RispondiEliminaebbene, peggio per voi: avrete più disegni pastellati e pure parole immaginifiche!
RispondiEliminaIntanto non vedo l'ora di leggere il prossimo racconto e ammirare l'illustrazione su quelle pagine grigette e sul blog
Il prossimo saranno i racconti telefonici allora .. i primi tre, se non ho capito male
RispondiEliminaVuoi vedere che mi fanno agitare 'qualcuna' e rischio di rimetterci io?
RispondiEliminase naima è pronta entro venerdì
RispondiElimina(al massimo sabato) con racconto e immagine
sarà il suo turno... :)
??? ma non c'è prima Aldo? (Aldo non temere: se "qualcuna" dovesse agitarsi troppo, ci penso io a farla calmare)
RispondiEliminaNon farei in tempo e poi l'immagine vorrei la disegnasse Franca e se il racconto fosse pronto per domani lei non avrebbe tempo per illustrarlo.
Comunque... bdm, sei sempre gentilissimo: grazie per aver pensato a me.
Buonanotte nottambuli
=) sarei felice di disegnare io il tuo racconto. Appena è pronto inviamelo così comincio a pensarci.
RispondiEliminano stress, seguiamo il calendario ... oddio il calendario
Buonanotte nottambuli.
Semmai posso inviare l'illustrazione per Aldo...
RispondiEliminaMa, Bdm, e i tuoi racconti? Mi sembrava si stesse rispettando un certo ritmo: dovrebbe toccare a te. Non vorrai mica darci la sòla?...
:D è carino trovarsi quì a quest'ora. Ma qual'è il calendario?
RispondiEliminaNon ci si capisce più niente. Vogliamo essere più chiari? E meno male che siamo solo in 5! Naima, al di là del turno, mi mandi l'illustrazione per il mio racconto così lo mettiamo in parcheggio per ogni evenienza? Grazie, ciao
RispondiElimina...anche perchè ne ho un altro pronto da inviarti :-)
RispondiEliminaPresto dategli un se-se-sedativo!!!!
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=dbZCt51-NxQ
Aldo, mantenere la calma è sempre una buona cosa...
:-)
RispondiEliminaScusa Naima, il mio 'ritmo' è dettato dal sunto dei concetti e dallo spirito organizzativo. Nulla di più anche perchè la calma è la virtù dei... No problem! Ciao
...anche perchè ognuno di noi ha tantissime cose da fare e a cui pensare :-)
RispondiEliminaCiao, oggi tutti giornalieri, nessun nottambulo.
RispondiEliminaCarino Frankestein JR se... se... sedano! fantastico
se vi interessa ho inserito elenco dei progetti
RispondiEliminapenso si possa aprire un blog per ognuno
come se questo fosse il blog mamma
e quelli i blogghetti figli
BdM, ci farai diventare matti :-)))
RispondiEliminaCome elenco di idee va benissimo: ognuna da sviluppare... all'occorrenza. Il problema è tenere aggiornati una catena di blog. Teniamoci questo bello... corposo. Poi... ai voti :-)
RispondiEliminaletto il racconto, decisamente un ricordo personale che viene fuori con tutta la sua carica emotiva. bello mi è piaciuto. il finale sfuma...
RispondiEliminaPer la "gemmazione" di blog - non ho idea. Questo con i racconti che sono pubblicati sul Territorio, ha una sua pulizia che l'apertura di Post renderebbe confusa.
RispondiEliminaIo sono molto stanca e non riesco a pensare, ma avere contemporaneamente più blog aperti significa stargli dietro. le pagine che languono danno un senso di "morto" che non è la cosa più bella.
Io terrei i progetti e quando i racconti confluiranno sul blog madre lo contraddistinguerei (in basso) con il nome del progetto di cui si sente figlio.
non drammatizzate
RispondiEliminaè più facile di quello che pensate
e sopratutto non c'è alcun obbligo
ne tantomeno scadenze
un respiro profondo
rilassatevi
va tutto bene
allacciate le cinture
o slacciatele come preferite
e ora...
non pensate a nulla...
al mio tre...
tutto magicamente
sarà fatto
uno
...
due
...
e
....
sim sala bim
RispondiEliminaet voilà
:-)
Hoi! ma non è ora di un nuovo racconto?
RispondiEliminaFranca, hai fatto un viaggio all'estero?
RispondiElimina? sono dissociata?
RispondiElimina