giovedì 7 gennaio 2010

INCONTRI MISTERIOSI di Aldo Ardetti


A chiunque può accadere qualsiasi cosa in qualsiasi tempo e luogo. Così pensava Alberto mentre esumava incontri alquanto singolari. Ricordava le cose di ieri mentre cercava di vivere al meglio quelle del giorno e pensava a quelle del domani. Nella sua mente c’era sempre un bel traffico.
Come ogni mattina stava raggiungendo la stazione ferroviaria quando la notte non é ormai più notte e il giorno non é ancora proprio giorno.
Era una liberazione, terminato il lavoro, passare il badge ai tornelli per andare a respirare il fresco dell’aria dopo la pioviggine e che aveva ucciso un po’ di inquinamento atmosferico. Amava quell’aria “friccicarella” diceva, usando lo slang della città dove dirigeva il suo ufficio.
Tornava a casa sulla stessa carrozza del solito treno. Percorse tutto il vagone quando la vide seduta nell’ultimo sedile orientato in posizione contraria al senso di marcia. Era intenta a leggere uno di quei giornali distribuiti gratuitamente nelle stazioni ferroviarie metropolitane che offrono una informazione minima e pure sommaria. Al suo passare alzò per un attimo la testa e quel viso lo paralizzò. Iniziò a sentire il proprio respiro. Somigliava alla donna che ammirava di più, Monica Bellucci. Per lei invidiava e non poteva soffrire quel Cassel che godeva di cotanta femminilità. Andò in confusione come non accadeva dall’età dei facili innamoramenti. La cosa finì lì: quante persone si incontrano nella vita di un pendolare.
L'aria era umida ma non fredda e quasi sudava con il peso della cartella imbottita di carte. Nel mare di auto, Alberto doveva ricordare dove aveva parcheggiato; ripeteva il rito quotidiano con le piccole manie gestuali accompagnate da parole pronunciate a bassa voce più o meno volgari: scappatoia da situazioni di insicurezza.
Doveva affrontare la solita dozzina di chilometri, scanditi da una decina di semafori, per raggiungere la città. Al primo incrocio si trovò davanti una piccola utilitaria con al volante la donna del treno. Scattò il verde e ripartirono in sincronia ma, percorse alcune centinaia di metri, l’utilitaria accostò a destra approfittando di una piazzola di sosta. La donna aveva un’aria di attesa come per vedere quali sarebbero stati gli sviluppi di intenzioni che solo lei aveva immaginato. Alberto capì subito che quella manovra era stata decisa come conseguenza di un equivoco, di un malinteso. Non volle farci caso e tirò diritto ripromettendosi di verificare il giorno successivo se fossero sue supposizioni o si presentava, senza accelerazioni di giudizio, l’atteggiamento di chi soffre di manie di persecuzione.
Passò un giorno.
Nella carrozza 3 dell'InterCity la donna non passò. Forse si era fermata a fare straordinario o a recuperare il ritardo del mattino. Alberto dedusse che in certe situazioni si può diventare molto curiosi, sentirsi perfino degli investigatori mentre cominciava a prendere coscienza che stavano emergendo intenzioni decisamente interessate. Scese dal treno dopo essersi svegliato per tempo e si diresse verso il parcheggio. La macchina filò lenta e silenziosa verso il solito primo semaforo del primo incrocio. Era lì la piccola autovettura con alla guida la chioma corvina e quel viso stanco e bello. Una sigaretta tra le dite della mano che sporgeva dal finestrino. Lungo il percorso la donna cercò di farsi sorpassare rallentando più volte la corsa, ma non riuscì come era accaduto altre volte. Alberto decise – per gioco e per ripicca – di non abboccare all'invito. Fu una vittoria di Pirro perché al primo quartiere, a nord della città, l'utilitaria si inoltrò per una stradina laterale restando a controllare il passaggio della macchina... inseguitrice che percorreva quella strada ormai da più di vent’anni. Questo avrebbe voluto dirle: «E’ un quarto di secolo che faccio ‘sta strada. Cosa pensi, cosa ti è saltato in mente…?». Perché quella donna si sentiva seguita? quali paure l’avevano aggredita? E con queste domande – e senza pensare ad altro – continuò per tutto il tragitto del rientro a casa.
Qualche volta l’aveva vista sorridere di nascosto, quando era lei a fare sorprese nell’affiancarlo agli stop. Gli dispiaceva che la donna si preoccupasse inutilmente e che la cosa potesse prendere una piega pericolosa se esisteva una qualche patologia, come era stato suggerito da un amico psicologo con il quale si era confidato.
«Non fermarla per chiederle spiegazioni. Potresti peggiorare la situazione».
«Non la capisco o non capisco le donne» ripeteva un Alberto smarrito. Fermarla non se ne parlava proprio; era meglio non esporsi a reazioni antipatiche, a pubbliche scenate.
«Potresti peggiorare la situazione», il consiglio che gli riecheggiava nelle orecchie. Si era imposto, infine, di non preoccuparsi più di tanto: non era lui il problema, non si comportava come un corteggiatore asfissiante, anzi. Continuava a chiedersi cosa c'era oltre il corpo di quella donna, quali storie vi erano nascoste, che vita vi era prigioniera.
Questa storia gliene fece ricordare un’altra.

Accadde durante un viaggio in Sicilia, sul treno che collega Messina con Palermo. Un treno vuoto – su quella lunga tratta – quando salì da una stazione intermedia. Percorse diverse carrozze per fermarsi in uno scompartimento dove sedeva una anziana donna vestita di trine e merletti. Sul magro collo una collana di perle come quelle che si vedono nei quadri dei ritratti di nobili e reali. Aveva una postura austera, quasi solenne, un aspetto gattopardesco. Il personaggio creò qualche imbarazzo ma il giovane aveva preferito egualmente sedersi nell'unico scompartimento abitato. Erano seduti l’uno di fronte all’altra, vicino al finestrino. Ci furono malcelate occhiate scrutatrici. Il viaggio era lungo e ci fu il tempo per passare alle presentazioni e poi ad una segmentata conversazione. L’anziana signora, con un interlocutore così giovane, andò oltre le domande formali e concludendo profetizzò: «Incontrerai la tua fortuna in treno. Non lasciarla fuggire perché non tornerà mai più!».
Alberto si impressionò, lo attraversò una frustata di paura. Nel pronunciare quelle parole il volto della donna si era trasformato: sembrava essere ancora più incavato con i grandi occhi fuori dalle orbite, profonda la voce, la pelle ancora più rugosa.
Stette in silenzio per diverso tempo per smaltire l’urto sibillino, poi si alzò per andare a cercare una ritirata. Quando tornò indietro la donna non c'era più. Il treno non si era fermato in quel lasso di tempo ma l’anziana signora era sparita. Finì il viaggio intimorito.

Ora si trovava di nuovo a vivere una strana situazione. Sembravano storie di fantasmi di donne. E a questo pensiero Alberto ebbe lo spirito – è proprio il caso di dirlo – di sorridere. Se conoscere quella donna sarebbe stata la sua fortuna chi poteva dirlo? avrebbe dovuto comportarsi in maniera diversa? aveva sbagliato a dare ascolto all’amico psicologo?
Il destino aveva voluto così: ma gli davano fastidio le parole di rinuncia e di rassegnazione.
Alberto continuò a cercarla sul treno e in stazione. Si voltava indietro sperando di vederla apparire all’improvviso ma della donna somigliante all’attrice d’Oltralpe nessuna traccia, nemmeno l’ombra.
La fortuna non era stata colta e non sarebbe più tornata? ancora una volta una misteriosa donna fuggiva, come un treno ormai perso per sempre. Per sempre? La domanda gli servì per non perdere completamente la speranza.
«C’è solo un attimo tra il passato e il futuro, e proprio questo attimo si chiama vita. Vita, io ti amo e spero che questo sentimento sia reciproco». Così cercò di infondersi coraggio, frugando nelle parole di passate letture1 e lontane canzoni2.

1 Leonid Derbenev
2 Eduard Kolmanovsky

14 commenti:

  1. Una storia da leggere, un immagine da guardare ... ancora una.

    bella L'immagine Paola Naiima Acciarino.
    bello il racconto Aldo, mi piacce questo sguardo di uomo sui volti di donna.
    Devo andarmi a cercare il racconto e la canzone di cui parli per capirne meglio le atmosfere.

    ciao

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  2. Anna grazie. Le frasi, più o meno precise nelle traduzioni, sono effettivamente dei due autori russi citati. E' stata una 'botta di culo' averle scoperte e per Olga ricordarle mentre vedeva un documentario su un canale televisivo russo e me li ha citati a memoria. Forse su internet si possono trovare i testi ma non so. Se li trovo te li spedisco. Privet, dasvidania.

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  3. ok, ci conto ho una passione per i poeti russi

    Io mi porto questo verde alle labbra
    questo vischioso giurare di foglie -
    questa terra che è spergiura: madre
    di bucaneve, aceri, quercioli.

    Mi piego alle umili radici, e guarda
    come divento insieme cieco e forte;
    non fa dono, il risonante parco
    di una sontuosità eccessiva agli occhi?

    E - palline di mercurio- le rane
    con le voci s’agglomerano a palla;
    i nudi stecchi si mutano in rami
    e in lattea finzione il vapore dell’aria

    30 aprile 1937
    Osip Mandel’stam

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  4. chissà a chi ti sei ispirato per questo racconto... :)
    interessante il periodo "fumettoso" dell'acciarino

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Ogni racconto è il risultato di soggetti e oggetti di un gioco di prestigio

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  7. bello, mi piace l'idea di
    un narratore-prestigiatore... :)

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  8. Mi piace molto lo stile di Paola e la rappresentazione del racconto in tre 'quadri'. In tutti e tre quel treno che la fa da padrone rispetto ai personaggi essendo presente in tutte e due le brevi storie. Una combinazione che, a dire la verità, in un primo momento non ci avevo pensato.

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  9. Per quanto riguarda l'ispirazione: il diritto dell'autore al no comment, al top secret :-)

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  10. anche quella è una specie di magia... :)

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  11. Oggi, martedì 12 gennaio 2010,è uscito il sole
    ...come per magia!
    :-)

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  12. Ed è uscito anche il nuovo numero de "Il Territorio" con racconto & illustrazione, che ora vado a prendere in edicola...
    Ah! Aldo, la versione definitiva del racconto mi piace ancora di più.

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  13. Ciao naima: ci devo andar piano con certi sforzi.
    Però fa tanto piacere migliorarsi. Ci ho fatto qualche altro editing e quello che si legge è il risultato. Ovviamente fa piacere essere riuscito nell'intento e grazie anche a te se la pagina é 'accattivante'.
    Alla prossima, allora?
    Ho racconti pronti ma adesso immagino che hai da fare con Profumo e poi c'è il turno degli altri amici.
    Ciao, a presto

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  14. bello il senso di un certo fantastico che s'insinua nel lettore leggendo la seconda storia e anche la morale sulla vita finale con i riferimenti agli autori. ho apprezzato anche una certa ironia, soprattutto all'inizio. dovresti calcarla al prossimo racconto, ti riesce bene :)

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