«Principe, una disgrazia!»
«Che succede, gran ciambellano?»
«Sono finiti gli spaghetti!»
Il ciambellano rimase immobile ad attendere la reazione del principe. Non che fosse un padrone così cattivo. E’ che tutti nella città di Pechino sapevano quanto al principe piacessero gli spaghetti, in tutte le combinazioni possibili.
Del resto solo lui poteva mangiarli. Nelle dispense del palazzo era conservata una quantità apparentemente infinita di spaghetti, donata ai suoi genitori, nel giorno della sua nascita, dalla Maga della Pasta Ardente, l’unica che conoscesse la ricetta segreta. Apparentemente infinita, perché in realtà era proprio finita. Cambiare dieta? Giammai piuttosto…
«Andrò dalla maga. Tu, ciambellano, e altri due servitori verrete con me».
Così deciso, partirono per il viaggio il giorno stesso. Un viaggio niente affatto semplice perché la maga risiedeva nel suo castello oltre la Foresta della Crusca Nera.
Appena entrati nella foresta, infatti, un orso enorme sbarrò loro la strada. Era molto nervoso a causa di un qualche strano fastidio che sentiva su di se. Il gran ciambellano, che aveva imparato il linguaggio degli orsi quando era giovane e viaggiava spesso nelle foreste del nord, confabulò con l’animale e capì il problema. Era infestato dai pidocchi. Bisognava aiutarlo a toglierli uno per uno. Il principe comandò che i due servitori rimanessero con l’orso. Li avrebbero ripresi al ritorno.
Continuarono il viaggio nella foresta, ma un nuovo animale si mise sulla loro strada. Un Leone triste e depresso, sdraiato di traverso sulla strada, impediva il passaggio. Il gran ciambellano, durante un viaggio nelle jungle del sud, aveva imparato anche qualche parola di dialetto leonesco e comunicò con la fiera. Capì che il problema era la solitudine e allora si offrì di fargli compagnia e di fare quattro chiacchiere insieme, così il principe avrebbe potuto proseguire. Così fecero e il principe si mise in viaggio da solo.
Finalmente arrivò al palazzo, bussò ma trovò solo un’anziana che camminava curva e lenta, coperta da una specie di palandrana con tanto di cappuccio che le copriva la testa. La vecchia gli disse che la maga non era in casa e le aveva dato l’incarico di ricevere il principe. Era una maga vera, con tanto di palla di vetro, sapeva che stava arrivando e conosceva il motivo della sua visita. Lei sarebbe giunta appena possibile ma intanto lui avrebbe dovuto procurare la Farina Divina.
«E come? ».
«Devi andare sulla montagna dietro il castello e chiederla all’orco contadino. Sii gentile perché è molto scorbutico, ricordati di chiederlo per favore».
Il principe, che aveva davvero tanta voglia di spaghetti, si arrampicò sulla montagna, ma orgoglioso come era ordinò al contadino di dargli la farina. Quello non fece nulla, come se nessuno avesse parlato. Il principe insistette ma solo quando si inginocchiò e implorò il contadino, quello si alzò e gli consegnò un sacco della sua farina.
Tornato al palazzo trovò ancora soltanto la vecchia.
«La signora ha inviato un messaggio, sta per tornare ma intanto ha ordinato che il principe prepari il sacro impasto mescolando la farina con l’acqua della fonte immortale qui nel castello, poi proceda seguendo la sacra formula .»
«Devo farlo io?».
«E chi altri? Vede forse qualche altro principe?».
Quello emise un lungo sospiro e si rimboccò le maniche. Troppa era la voglia di spaghetti. Mescolo, impasto, segui la sacra formula e infine ottenuta la pasta la tagliuzzò ottenendo una gran quantità di spaghetti che mise ad asciugare eseguendo alla lettera le istruzioni.
Mentre si detergeva la fronte sentì battere sulla sua spalla. Ancora la vecchia.
«La signora ha inviato un altro messaggio: il principe deve raggiungere Esmeralda, la commerciante errante, che passa sotto le mura del castello una volta ogni settimana e comperare guanciale, pecorino, uova.»
Il principe ormai non accennava la minima reazione, si fece indicare la strada e vide che la commerciante errante era già passata. Di corsa la raggiunse e comprò quanto richiesto. Tornato al castello la vecchia era pronta con un altro messaggio.
«La maga è quasi arrivata e fa dire al principe che metta sul fuoco una pentola contenente abbondante acqua che, a bollore, salerà moderatamente. Introdurrà quindi gli spaghetti nell'acqua. Nel frattempo avrà tagliato il guanciale in dadini, lo avrà messo in un tegame con l´aggiunta dell´olio e lasciato friggere fino a quando il grasso non sarà diventato trasparente e leggermente croccante. Avrà sbattuto intanto le uova in una ciotola quindi unito il pecorino, il pepe macinato e, nel momento in cui scolerà la pasta, il guanciale. Quindi il principe porterà il tutto nella sala del banchetto».
Il principe esegui tutto alla perfezione, prese il pentolone e si diresse nella sala del banchetto.
Quando entrò venne accolto da un fragoroso applauso.
A tavola c’erano il gran ciambellano, i due servitori, l’orso pidocchioso, il leone depresso, il contadino della montagna e la commerciante errante. E a capotavola la vecchia, che si era tolto il cappuccio svelando la sua vera identità: la Maga della Pasta Ardente. Tutti seduti e pronti con il tovagliolo intorno al collo.
Il principe rimase impietrito e senza parole, ma venne trasportato di peso e fatto sedere vicino alla maga. Intanto tutti mangiavano con gran gusto gli spaghetti che aveva cucinato così diligentemente. Grandi risate riempivano la sala.
Il principe fissava a bocca aperta la maga che intanto, mentre portava alla bocca quegli spaghetti che sembravano così buoni, gli sorrideva con gli occhi.
«Ma… io sono stato ingannato».
«A sentire questi spaghetti direi piuttosto che sei stato addestrato ed edotto nel modo migliore. Guarda i volti dei tuoi commensali».
Il principe osservò gli altri che stavano gustando il piatto che lui aveva preparato dall’inizio alla fine.
«E adesso assaggiali anche tu, questi spaghetti squisiti»
gli disse la Maga porgendogli la sua forchetta piena di quei filamenti dorati pieni di condimento succulento.
Il principe li assaggiò, fissandola negli occhi, e rimase estasiato. Rimase estasiato dall’atmosfera, dagli occhi della maga e dagli spaghetti che lui, proprio lui, aveva preparato dall’inizio alla fine.
E si senti felice come mai in vita sua.
Quando tornò nella sua città, posò le sue valigie, andò nel centro della città, trovò un bel locale e lo sistemò con tavoli, sedie, una bella cucina e sull’ingresso mise una grande insegna “DAL PRINCIPE DEGLI SPAGHETTI - ristorante”.
E vissero tutti sazi, felici e contenti.
«Che succede, gran ciambellano?»
«Sono finiti gli spaghetti!»
Il ciambellano rimase immobile ad attendere la reazione del principe. Non che fosse un padrone così cattivo. E’ che tutti nella città di Pechino sapevano quanto al principe piacessero gli spaghetti, in tutte le combinazioni possibili.
Del resto solo lui poteva mangiarli. Nelle dispense del palazzo era conservata una quantità apparentemente infinita di spaghetti, donata ai suoi genitori, nel giorno della sua nascita, dalla Maga della Pasta Ardente, l’unica che conoscesse la ricetta segreta. Apparentemente infinita, perché in realtà era proprio finita. Cambiare dieta? Giammai piuttosto…
«Andrò dalla maga. Tu, ciambellano, e altri due servitori verrete con me».
Così deciso, partirono per il viaggio il giorno stesso. Un viaggio niente affatto semplice perché la maga risiedeva nel suo castello oltre la Foresta della Crusca Nera.
Appena entrati nella foresta, infatti, un orso enorme sbarrò loro la strada. Era molto nervoso a causa di un qualche strano fastidio che sentiva su di se. Il gran ciambellano, che aveva imparato il linguaggio degli orsi quando era giovane e viaggiava spesso nelle foreste del nord, confabulò con l’animale e capì il problema. Era infestato dai pidocchi. Bisognava aiutarlo a toglierli uno per uno. Il principe comandò che i due servitori rimanessero con l’orso. Li avrebbero ripresi al ritorno.
Continuarono il viaggio nella foresta, ma un nuovo animale si mise sulla loro strada. Un Leone triste e depresso, sdraiato di traverso sulla strada, impediva il passaggio. Il gran ciambellano, durante un viaggio nelle jungle del sud, aveva imparato anche qualche parola di dialetto leonesco e comunicò con la fiera. Capì che il problema era la solitudine e allora si offrì di fargli compagnia e di fare quattro chiacchiere insieme, così il principe avrebbe potuto proseguire. Così fecero e il principe si mise in viaggio da solo.
Finalmente arrivò al palazzo, bussò ma trovò solo un’anziana che camminava curva e lenta, coperta da una specie di palandrana con tanto di cappuccio che le copriva la testa. La vecchia gli disse che la maga non era in casa e le aveva dato l’incarico di ricevere il principe. Era una maga vera, con tanto di palla di vetro, sapeva che stava arrivando e conosceva il motivo della sua visita. Lei sarebbe giunta appena possibile ma intanto lui avrebbe dovuto procurare la Farina Divina.
«E come? ».
«Devi andare sulla montagna dietro il castello e chiederla all’orco contadino. Sii gentile perché è molto scorbutico, ricordati di chiederlo per favore».
Il principe, che aveva davvero tanta voglia di spaghetti, si arrampicò sulla montagna, ma orgoglioso come era ordinò al contadino di dargli la farina. Quello non fece nulla, come se nessuno avesse parlato. Il principe insistette ma solo quando si inginocchiò e implorò il contadino, quello si alzò e gli consegnò un sacco della sua farina.
Tornato al palazzo trovò ancora soltanto la vecchia.
«La signora ha inviato un messaggio, sta per tornare ma intanto ha ordinato che il principe prepari il sacro impasto mescolando la farina con l’acqua della fonte immortale qui nel castello, poi proceda seguendo la sacra formula .»
«Devo farlo io?».
«E chi altri? Vede forse qualche altro principe?».
Quello emise un lungo sospiro e si rimboccò le maniche. Troppa era la voglia di spaghetti. Mescolo, impasto, segui la sacra formula e infine ottenuta la pasta la tagliuzzò ottenendo una gran quantità di spaghetti che mise ad asciugare eseguendo alla lettera le istruzioni.
Mentre si detergeva la fronte sentì battere sulla sua spalla. Ancora la vecchia.
«La signora ha inviato un altro messaggio: il principe deve raggiungere Esmeralda, la commerciante errante, che passa sotto le mura del castello una volta ogni settimana e comperare guanciale, pecorino, uova.»
Il principe ormai non accennava la minima reazione, si fece indicare la strada e vide che la commerciante errante era già passata. Di corsa la raggiunse e comprò quanto richiesto. Tornato al castello la vecchia era pronta con un altro messaggio.
«La maga è quasi arrivata e fa dire al principe che metta sul fuoco una pentola contenente abbondante acqua che, a bollore, salerà moderatamente. Introdurrà quindi gli spaghetti nell'acqua. Nel frattempo avrà tagliato il guanciale in dadini, lo avrà messo in un tegame con l´aggiunta dell´olio e lasciato friggere fino a quando il grasso non sarà diventato trasparente e leggermente croccante. Avrà sbattuto intanto le uova in una ciotola quindi unito il pecorino, il pepe macinato e, nel momento in cui scolerà la pasta, il guanciale. Quindi il principe porterà il tutto nella sala del banchetto».
Il principe esegui tutto alla perfezione, prese il pentolone e si diresse nella sala del banchetto.
Quando entrò venne accolto da un fragoroso applauso.
A tavola c’erano il gran ciambellano, i due servitori, l’orso pidocchioso, il leone depresso, il contadino della montagna e la commerciante errante. E a capotavola la vecchia, che si era tolto il cappuccio svelando la sua vera identità: la Maga della Pasta Ardente. Tutti seduti e pronti con il tovagliolo intorno al collo.
Il principe rimase impietrito e senza parole, ma venne trasportato di peso e fatto sedere vicino alla maga. Intanto tutti mangiavano con gran gusto gli spaghetti che aveva cucinato così diligentemente. Grandi risate riempivano la sala.
Il principe fissava a bocca aperta la maga che intanto, mentre portava alla bocca quegli spaghetti che sembravano così buoni, gli sorrideva con gli occhi.
«Ma… io sono stato ingannato».
«A sentire questi spaghetti direi piuttosto che sei stato addestrato ed edotto nel modo migliore. Guarda i volti dei tuoi commensali».
Il principe osservò gli altri che stavano gustando il piatto che lui aveva preparato dall’inizio alla fine.
«E adesso assaggiali anche tu, questi spaghetti squisiti»
gli disse la Maga porgendogli la sua forchetta piena di quei filamenti dorati pieni di condimento succulento.
Il principe li assaggiò, fissandola negli occhi, e rimase estasiato. Rimase estasiato dall’atmosfera, dagli occhi della maga e dagli spaghetti che lui, proprio lui, aveva preparato dall’inizio alla fine.
E si senti felice come mai in vita sua.
Quando tornò nella sua città, posò le sue valigie, andò nel centro della città, trovò un bel locale e lo sistemò con tavoli, sedie, una bella cucina e sull’ingresso mise una grande insegna “DAL PRINCIPE DEGLI SPAGHETTI - ristorante”.
E vissero tutti sazi, felici e contenti.
Allora ha qualche speranza anche il mio bucatino? :-)))
RispondiEliminabella favola! :)
RispondiEliminami sono accorto solo ora che mancava il titolo...
RispondiEliminaIl racconto piace anche alla mamma di Alice. Dice di farti i complimenti, anche a lei piacciono le tue favole.
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