sabato 19 febbraio 2011

NON SO SE SOPRAVVIVERO’ A QUESTA VITA - Cronaca 6 di BdM

Avevo passato il pomeriggio in Biblioteca, a sfogliare le prime pagine della documentazione che avevo richiesto su i misteri d’Itala ed era stato tutta una serie di ovvie conferme alternate a scoperte stupefacenti. E chi se lo sarebbe mai aspettato che la nota soubrette fosse implicate nel traffico mondiale di sostanze radioattive? Tutti pensavamo che quelle fossero semplici pajettes.
Mandolina aveva già un appuntamento per quella sera, e Caravaggio già mi squadrava torvo, così mi ha proposto di contattare una sua amica per una serata in un locale.
Il simulacro della Brunetta dei Ricchi e Poveri organizzava un’uscita a quattro e aveva bisogno di un accompagnatore per Mata Hari. Hammurabi, un tipo silenzioso ma simpatico e mooolto generoso a sentire lei, avrebbe completato il quartetto. Appuntamento davanti al locale “Apocalipse Bau”, il cui proprietario era ovviamente cinofilo e cinefilo.
La brunetta era un ciclone di parole, mentre Mata tutto un gioco di sguardi e ammiccamenti e Hammurabi, dopo un grugnito di saluto, si è chiuso nel suo personaggio di statua vivente o quasi.
Almeno mezz’ora per entrare, si era formata una coda. Coppi e Bartali si erano incontrati sull’ingresso e ognuno dei due voleva cedere il passo all’altro. “Prima tu, prego” “Ma no, prima tu” “Io non oserei mai passarti davanti” “Figurati se io ti costringerei a guardare il mio di dietro”. Alla fine sono riusciti a coordinarsi per entrare contemporaneamente anche se con una certa fatica.
Il locale era pieno di gente e di una luce forte e calda, molto accogliente, ma che almeno all’inizio non mi permetteva di capirne le dimensioni. Ci siamo seduti al bancone, piuttosto largo che sembrava svilupparsi in lunghezza senza fine con una schiera di barman a servire da bere. Con una certa sorpresa mi accorsi che sarebbe stato il simulacro della Sharapova ad occuparsi del nostro servizio.
Stavano allestendo il palco per la band che avrebbe suonato e la Sharapova ha cominciato a servirci. Causa lo spessore del balcone era costretta ad allungarsi per porgerci le bevande e ad ogni allungo emetteva il suo famoso gemito – “Ah!” – che ha reso così popolare il tennis tra schiere di maschi che prima avevano sempre snobbato la racchetta e il suo mondo.
La brunetta parlava, parlava e ogni tanto prendeva la mano di Hammurabi, che al contatto cominciava a sorridere addolcito e un po’ beota, per poi, quando le mani si staccavano, tornare nel suo personaggio di statua. Mata, oltre a comunicare con lo sguardo, ogni tanto cercava di emettere delle frasi di cui però riuscivo solo a percepire il suono, tanto erano sospirate a mezza bocca, ma non ne afferravo il senso. Guardandola negli occhi però era facile capire l’intenzione. Piuttosto “burrosa” la Mata, forse perché anche quassù è vietato fumare nei locali, e non solo l’praticamente dappertutto, e il suo bocchino - dotato di una sigaretta finta, quelle fatte di chewingum - non le bastava come surrogato e, quindi, aveva finiti tutti i salatini e stuzzichini vari. Da bravo cavaliere provvedevo a chiederne ancora alla Sharapova così che questa, sempre impeccabile nel servizio, si allungava con l’effetto collaterale già descritto, rendendomi dolce la serata.
“Bello il locale, vero?” chiedeva conferma la brunetta ogni cinque minuti.
“…..” concordava Hammurabi
“Non male anche se ho visto di meglio” per una volta scandiva nette le parole la Mata.
“Ah!” si allungava la Sharapova
“Bello sì, venite spesso qui?” il mio sforzo per tener viva la conversazione.
E la Brunetta cominciava a fare l’elenco di tutti i locali che frequentava con annessa classifica suddivisa per generi, qualità del servizio, gente che li frequentava ecc. ecc. . L’annuncio dell’inizio del concerto ha interrotto quel fiume di parole.
La band era quanto di più eterogeneo potessi immaginare: alla voce Vittorio Alfieri, Ritchie Blackmore alla chitarra, W.A. Mozart alle tastiere, alla batteria uno vestito da Spiderman, al basso Madre Teresa di Calcutta. L’inizio fu mozzafiato: la voce di Alfieri veniva trascinata in alto dalla chitarra virtuosissima di Blackmore, e sostenuto dalla sezione ritmica intensa e pulita, il tutto nell’atmosfera armonica e magica costruita dall’Hammond di Amadeus. Sorpreso dall’attacco del concerto ho sorriso verso la Brunetta, proponitrice della serata. Questa mi ha ricambiato con uno sguardo che mi ha stupito a sua volta, tipo “speriamo bene”. Troppo incuriosito mi sono avvicinato a lei non badando allo sguardo in tralice di Hammurabi e le ho chiesto il motivo.
“Se quelle due teste matte non si mettono a sperimentare, va tutto bene”
Ha risposto lasciandomi con i miei dubbi, ma ho lasciato cadere la cosa anche perché la Sharapova continuava a servirci sempre gratificandomi col suo gemito che, ora coperto dalla musica, mi gustavo guardando il movimento delle labbra. Quando se n'è accorta mi ha sorriso. Da quel momento non ho più badato a quello che succedeva nel locale, guardano solo lei e continuando a scambiarci sorrisi. Almeno fino a quando la baraonda non mi ha svegliato al mio sogno ad occhi aperti.
Sul palco succedeva l’incredibile. Madre Teresa aveva strappato la chitarra di mano a Blackmore e aveva cominciato un assolo col distorsore da brividi, il batterista si era completamente denudato ad eccezione della maschera e di un tanga leopardato, Mozart, dopo aver legato Alfieri allo sgabello del pianoforte, si era impossessato del microfono e rappava. Il pubblico in delirio, soprattutto quando Teresa ha cominciato a fare salti tipo Pete Townshend e uno vestito con una toga, Caligola mi hanno detto dopo, è salito sul palco e si è tuffato sul pubblico. Adesso era Teresa a rappare e Amadeus con l’altro microfono le faceva un tappeto ritmico a rutti , il batterista abbandonato lo strumento si improvvisava cubista danzando sull’organo Hammond, mentre Blackmore tentava di accompagnare in sottofondo con l’ocarina. Tutto il locale ballava e un gruppo di martiri dei primi cristiani, con tanto di leone al seguito, è salito sui tavoli danzando freneticamente seguito da un altro gruppo composto da carmelitane scalze che quando sono state invitate a scendere dalla security hanno detto di no perché qualche scalmanato aveva rotto dei bicchieri e loro non volevano ferirsi.
Nella bolgia il nostro quartetto si è perso di vista. Io non mi sono disperato, anzi. Ho pensato che valesse la pena aiutare a metter a posto e, magari, aspettare la Sharapova. Lei ha apprezzato il mio gesto e quando le ho chiesto se potevo accompagnarla a casa, m’ha guardato negli occhi e m’ha risposto:
“Ah!”

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