lunedì 15 giugno 2009
BATTAGLIA NAVALE di Pasquale Bruno Di Marco
La luce del sole entrava dalle finestre scorrevoli dell’aula e inteporiva l’aria rendendo ancora più soporifera la voce monotona del professore che espletava la sua funzione docente con annoiata meccanicità. Roteando il capo alla ricerca di qualcosa che mi impedisse di addormentarmi incontrai lo sguardo di Alessio B., un figlio di papa anzi in questo caso di generale o ammiraglio, uno che ci teneva sempre a mostrare la sua superiorità, sia con i compagni che con i professori. Veniva a scuola accompagnato da autista e, quando si degnava di rivolgere la parola a qualcuno, parlava sempre di onore e dignità e delle armi di suo padre, generale o ammiraglio. A me faceva un po’ ridere che uno di terza media si esprimesse così, ma, allo stesso tempo, mi metteva in soggezione. Un atteggiamento competitivo-compusivo, mi hanno spiegato dopo e comunque, in genere, Alessio B. vinceva le sue sfide. Un cucciolo della razza padrona chiosò mio padre quando gliene parlai. Coperto dalle spalle del compagno davanti, mi mostra un foglio con due quadrati bordati in orizzontale dalle lettere da A a L e in verticale dai numeri da 1 a 10. Chiaro: una sfida a battaglia navale. E’ l’ultima mania dello stronzo, ormai ha già battuto tutti. Sono uno dei pochi che manca. A gesti, senza farsi vedere dal professore, mi spiega che i compagni che siedono ai nostri lati faranno da garanti e verificheranno che nessuno bari. La flotta è quella classica: una corazzata da 4 caselle, due incrociatori da 3, 3 cacciatorpedinieri da 2, e 4 sommergibili da 1. Tentenno, un po’ per timore che il professore ci veda e ci punisca, un po’ per timore della sua abilità nel gioco. Ma non posso tirarmi indietro. E sia! Schiero la flotta sul riquadro di destra cercando di immaginare quali possano essere i posti più adatti. Comincia lui. Acqua. Poi io, acqua. Andiamo avanti così per un po’, finchè mi colpisce un incrociatore. Esulta in silenzio. Mi rifaccio, colpisco qualcosa. Lui continua, mi rendo conto che la sua è una tattica studiata a tavolino. Traccia con una serie di colpi delle linee, dividendo il campo. Io vado più che altro a culo. Continua a colpire i miei pezzi. Le cacciatorpediniere da 2 me le fa fuori quasi subito. Io vado spesso a vuoto, poi centro qualcosa e perdo tempo a finirla: è un incrociatore da 3 ma ci vogliono troppi colpi. Intanto lui si accanisce sulla mia povera corazzata. La mia rabbia si stempera immaginando il dramma dei minimarinai che cercano di scampare al naufragio in quel mare quadrettato. Continuo a colpire a vuoto per un po’, poi rintraccio le sue cacciatorpedieniere e ne affondo due in rapida successione.
E’ meno baldanzoso il bastardo, per un momento mi pare preoccupato, poi mi fissa di nuovo, truce, e, con un colpo preciso, becca uno dei due miei sottomarini superstiti. Situazione disperata: ho un solo sottomarino e l’incrociatore colpito all’inizio e che, evidentemente, vuole finire con calma. Lui due sottomarini e la corazzata.
Sparo una lettera e un cifra a caso: colpito. Cavolo, è la sua corazzata! Lui fa una smorfia ma poi si ricompone, sa che è in netto vantaggio. Cerca ancora il mio sottomarino per poi finire l’incrociatore. Io mi accanisco sulla corazzata. Lui, scientifico, non si scompone più continuando la sua ricerca. Ho segnato i suoi colpi vedo che restringe molto il campo di azione. Lui spara: acqua. Tocca a me: colpito il sottomarino! Si! sono in vantaggio io adesso. Gliene rimane solo uno!
Freme, io godo, ma subito mi gela con una combinazione alfanumerica che per me potrebbe essere la formula del più potente dei veleni. Ha affondato il mio ultimo sottomarino! E dai colpi tirati può capire la posizione del mio incrociatore danneggiato. Praticamente due colpi e mi affonderà tutto. Lui ha solo un sottomarino, ma è un’unica casella in un mare quadrettato che, mai come ora, mi pare sterminato. Lo sa, e ghigna luciferino. Sudo. Ho solo due colpi, due possibilità. Sparo il primo, guarda il suo foglio, si fa serio, poi si gira verso di me e, allargando il sorriso più beffardo che può, mi dice:
«Acqua!»
Poi lascia partire un colpo preciso sul mio incrociatore che ormai immagino in preda alle fiamme e in procinto di affondare in un gorgo tipo la nave di Achab. E lui è la balena bianca che ride con tutti i suoi enormi fanoni. L’ultimo colpo per me, poi sarà finita. Punto la matita su una delle caselle bianche, quasi sfondo il foglio, come se volessi infiocinare quel capodoglio ghignante alla faccia mia, e sparo. Lui non si muove, il compagno vicino, il garante, che lo stava spalleggiando fino ad allora sorridendo compiaciuto ogni volta che centrava un bersaglio, fa una faccia strana e si tira indietro. Lui non si muove e non parla. Allora mi alzò, sento che il brusio della voce del prof che ha fatto da sottofondo a tutta la battaglia si è interrotto, ma non mi interessa, metto una mano su foglio di Alessio B. e lo abbasso sul banco in modo da poterlo leggere. Il suo sottomarino superstite era proprio nella casella che avevo appena indicato.
«Siiii! T’ho fregato, bastardo!» mi ritrovo ad urlare.
Chiaramente finii dal preside. Tre giorni di sospensione e il rischio di non essere ammesso agli esami di terza media. Sudai per superarli. Alessio B. invece si ritirò dalla scuola, frequentò scuole private, accademia militare e via di seguito.
Quest’anno si candida come sindaco. Razza padrona.
Quasi quasi lo voto.
(pubblicato in data 15 giugno 2009)
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