lunedì 5 ottobre 2009

LA BELLA CETRIOLINA (parte 1 di 2) Favola di Francesca Pichirallo e Pasquale Bruno Di Marco


La bella Cetriolina, dolce e paffuta, amava andare a pescare allo stagno delle Rane Paciose. Appena aveva un po’ di tempo libero, canna da pesca, cappello di paglia, cestino della merenda, e via di corsa sulla riva. In realtà lei non pescava affatto, si limitava a buttare in acqua la lenza a cui, invece dell’amo e dell’esca, attaccava un cartellino con su scritto “CIAO!”, che ai pesci Cetriolina voleva bene. Si stendeva sull’erba, mangiando lentamente mentre leggeva romanzi d’amore o guardava passare le nuvole. Se qualcuno veniva a salutarla con l’intenzione di mettersi a chiacchierare, lei gli faceva:
«Shhht! – mettendo il dito davanti la bocca e poi aggiungendo sottovoce – Zitto! Mi spaventi i pesci.»
E quello era costretto a rinunciare. Il sistema funzionava e Cetriolina si godeva il suo relax. Almeno sino a quando Bortolo, il principe degli gnomi beoni o almeno lui si definiva così, si invaghì di lei e cominciò a corteggiarla. Quello non lo sopportava proprio, non riusciva a stare zitto. E poi lei era innamorata di Ignazio il pompiere, di cui amava gli occhi grandi e buoni, i modi educati, e soprattutto la sua timidezza, infatti Ignazio non parlava mai o quasi. Lui sì, che sarebbe stato perfetto, chissà che belle giornate in riva allo stagno avrebbero potuto passare insieme, lei, lui e i pesci. Solo che la sua timidezza gli impediva di manifestare il suo amore. Lei era sicura che lui l’amasse ma non osava prendere l’iniziativa per paura di spaventarlo.
Bortolo, sfrontato e sfaccendato, era invece uno che non si tirava indietro ed era anche molto insistente, tanto che Cetriolina, per non vederlo, fu costretta a sospendere le sue gite allo stagno. Bortolo però non intendeva rinunciare, perché diceva in giro da sempre che nessuna aveva saputo dirgli di no e continuò a cercarla per parlare con lei. Nulla da fare, la ragazza era tanto ostinata a rifiutarsi anche solo di scambiare un saluto che il povero Bortolo diventò triste. E non è una bella cosa da vedere, un presunto principe degli gnomi ubriachi in piena crisi depressiva. Dietro consiglio della zia Camillamolla, andò a consultare un mago che, a sentire la zia, sicuramente avrebbe potuto aiutarlo. Si presentò così nello studio del grande Zuppaduva, famoso mago e incantatore, creatore di filtri magici e stornelli da serenata. Il ragazzotto spiegò il suo problema: questa bella ragazza non lo filava per nulla, forse a causa della sua bassa statura, forse del viso non proprio perfetto, forse per il fisico non proprio atletico, e qui fece una pausa sperando che il mago lo interrompesse ma quello sembrava seguisse la sua esposizione annuendo e basta. Poi il grande Zuppaduva iniziò una filippica interminabile, almeno così sembrò a Bortolo sull’amore tra due ragazzi giovani e belli, tra una ragazza giovane e bella e un ragazzo neanche troppo giovane che al massimo, con un eufemismo spericolato, si può definire un tipo, tra una ragazza giovane, bella e simpatica e un ragazzo che è meglio pestare una caccola di muflone che incontrarlo, tra una ragazza giovane, bella, simpatica, ed educata e un giovane che pensa che infilarsi un dito nel naso sia un modo divertente per dimostrare la propria disinvoltura, insomma non la finiva più. Si era infatti addormentato quando Zuppaduva lo svegliò scuotendogli il braccio per riprendere dal punto dove era arrivato, poi però il mago rifletté meglio e rinunciò perché si era ricordato del frastuono che faceva quel tipo russando. Passò quindi alle due possibili soluzioni: la prima intervenire sull’aspetto estetico e sulla personalità del soggetto interessato attraverso lunghe sedute in palestra e lezioni di stile ed eleganza, la seconda preparare una pozione che scateni l’amore tra i due soggetti. Bortolo ci rifletté a lungo, più o meno un nano secondo e decise che la seconda era senz’altro la migliore. Il mago borbottò tra sè facendo il preventivo che poi presentò al cliente il quale deglutì, sbarrò gli occhi ma rimase deciso: si realizzi la magica pozione. Il mago studiò il caso, analizzò, verifico gli ingredienti e alla fine uscì dal laboratorio con una boccetta e le istruzioni d’uso: la potentissima pozione doveva essere messa sulla testa del soggetto, il quale, non appena avrebbe sentito gli effetti, si sarebbe innamorato della prima persona che avrebbe visto.
«Sulla testa? – fece Bortolo – Ma in nessuna fiaba si è mai sentito!»
«E in questa si!» chiuse il mago mettendola alla porta.
(continua)


(pubblicato in data 5 ottobre 2009)

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